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Vecchioni: “Quella volta che mi circondarono le prostitute. Sanremo? Capii di vincerlo…”

Marco

Ora non beve più.

«Da dieci anni, proprio perché l’alcol mi distraeva dai figli. Ma ad Arrigo non è bastato. Non siamo riusciti a capirlo. Le forme bipolari sono aumentate con il Covid, lo stravolgimento dei rapporti umani ha fatto il resto, e l’assistenza sanitaria è gravemente insufficiente. Troppe famiglie vengono lasciate sole. È una battaglia che io e mia moglie vorremmo combattere».

Lei crede in Dio, vero?

«Sì, per almeno tre motivi. Il primo è scientifico. Il mondo non è perfetto. Dio ci ha cacciati dal Paradiso terrestre per darci il libero arbitrio, la libertà di sbagliare, l’imperfezione. Il cui alter ego è appunto la perfezione, il riscatto, la rivincita».

Il secondo?

«L’inspiegabilità delle emozioni. Sono certo che le emozioni non siano soltanto un fatto chimico, come tendono a pensare gli scienziati».

E la terza prova dell’esistenza di Dio?

«Il mondo è diviso in quello che c’è, e in quello che non c’è ancora. Dalla ruota al bosone, la scienza e la tecnica compiono scoperte, non invenzioni: trovano cose che c’erano già. La creazione artistica crea dal nulla. Dal nulla nasce la parola. Nell’arte umana c’è una scintilla divina».

Come immagina l’aldilà?

«Non ho prove, ma credo che saremo spiriti, capaci di essere felici. Perché capiremo che ogni cosa, anche l’alternanza di gioia e dolore, ha avuto un senso, è stata necessaria per esistere. Insomma, non è che possiamo stare sempre lì a ridere».

È vero che siete amici con Francesco Guccini?

«Ci siamo incontrati tanti anni fa a Sanremo, al Tenco. Lui mi fa: tu sei quello dello stadio che si illumina?».

Vede? Anche Guccini pensava che Luci a San Siro si riferisse allo stadio.

«Io risposi: e tu sei quello del trenino che si va a schiantare? Poi facemmo a gara a chi beveva di più. Lui aveva una bottiglia di bourbon, io di whisky. Le scolammo entrambe».

Chi vinse?

«Eravamo troppo ubriachi per stabilirlo».