La pazienza invece la perse con Ernesto Pellegrini.
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«Nella primavera del 1984 diventa il nuovo presidente dell'Inter. Era fissato con lo stile Juve, tutte le settimane veniva a dirmi che avrei dovuto cambiare atteggiamento. Me lo fece dire anche da Mazzola. "Vedi di calmarti un attimo in campo". Giocai malissimo, senza il mio agonismo non ero nessuno. E infatti dopo qualche settimana Sandro mi richiamò: "Salvatore, come se non ti avessi detto niente. Torna a giocare come prima"».
E Pellegrini?
«Alla decima volta che mi diceva di cambiare carattere gli risposi. "Presidente, basta. Se la pensa così mi venda". In estate poi mi fece rientrare di corsa a Milano perché doveva dirmi qualcosa. Ero al capezzale di mia suocera, arrivo credendo che mi avesse trovato una squadra. "In realtà le volevo solo comunicare che verrà in ritiro con noi". Mi mise una mano sulla spalla davanti a tutti, ero furioso. "Presidente, veda di toglierla sennò le tiro un pugno e la rispedisco nel suo ufficio"».
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