Da dove arriva il lato oscuro delle sue canzoni?
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«Sono molto fragile e sensibile, malinconica fin da piccola. Diciamo che ho una vena blu, come i miei capelli, un’inquietudine che mi accompagna. All’inizio ero spaventata a parlarne, ma appena l’ho fatto si è acceso qualcosa. Ho sentito che non ero sola e gli altri si sono sentiti capiti, è stata un’unione incredibile».

Che bambina era?
«Ero tanto sola. Non ho mai avuto molti amici e ancora adesso ne avrò più o meno tre davvero importanti. Ho sempre avuto una parte intimista che mi portava a chiudermi in me stessa e al tempo stesso un grande estro e una voglia di esibirmi incompresa. Sono ancora così».
Nel brano «Il mio funerale» canta «sono la figlia che un padre forse non vorrebbe». È così?
«In realtà oso dire che sono una gran figlia. Mio padre è la persona più importante della mia vita e abbiamo un rapporto stupendo. Però forse non sono stata una figlia facilissima per questo sogno artistico che avevo e per il mio carattere inquieto che mi porta anche ad avere brutti pensieri. Quando mio padre ha sentito “Radio Gotham”, è venuto da me e mi ha chiesto “Ma tu non stai male vero?” Io gli ho risposto “Beh, ho i miei problemi anche io”. Vabbè era una canzone bastardella, sono una peste».
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