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Longhi: “Giocavo nell’Inter. Berlusconi? Così trattai il contratto. Maradona mi fece volare con…”
«Mio padre mi dà un ultimatum: “Basta con la musica”. Avevo dimestichezza con le lingue, inizio a lavorare in Borsa. Ma dovevo dire sempre le stesse cose, mi annoiavo. Quindi aggiungo una collaborazione serale con Nova Radio, dovevo occuparmi delle scalette musicali: “E di calcio non fate niente?”, chiesi. Mi inventai una trasmissione con i tifosi, coinvolgendo alcuni ex compagni dell'Inter, da Oriali a Bordon. Mi nota il capo redattore del Corriere d'Informazione. No, il mio futuro non era in Borsa».

Il primo incontro con Berlusconi?
«Piero Dardanello, allora capo dello sport al Corriere d’Informazione, doveva realizzare per lui un’intervista a Liedholm in vista di Juve-Milan. Ebbe un imprevisto: “Puoi andare tu?”, mi chiese. Vado a Milanello, la faccio. Mi telefona un uomo di Berlusconi dal fortissimo accento milanese: “La vuole conoscere”. Non sapevo neanche chi fosse: “Ma come? Quello di Edilnord, Milano 2… un grande manager”. “Senta — risposi io — se mi chiede di Mazzola è un conto, ma questo Berlusconi non so proprio chi sia”».
Però le strappò un gran contratto.
«Mi ero spostato su Telemontecarlo per commentare i Mondiali messicani. Quando nell'88 Mediaset mi richiamò, mia moglie mi disse: “Cosa vuoi, 100? Allora chiedilo e ti verrà dato. Non ti sei proposto tu, ti hanno voluto loro”. Fui subito accontentato. Ripensandoci avrei potuto chiedere anche 150…».
Meglio l’elogio di Maradona.
«Nel 1996 riceve il Pallone d’oro alla carriera. La cerimonia si tiene all’ultimo piano del palazzo di France Football, a Parigi. In diretta con una radio argentina si lascia andare: “Sono qui con i più grandi giornalisti del mondo, Gianni Minà e Bruno Longhi”. Mi ha fatto volare sopra le nuvole».
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