«Credo - ha aggiunto nell'intervista la giovane scrittrice - che la diversità sia un valore. Il libro vorrebbe essere una sorta di prontuario per i numerosi ragazzi che attraversano la tempesta. Il
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Camilla Mancini: “La mia battaglia contro i bulli non è stata facile. Papà e Vialli…”
mio memoir è un elogio dell'errore. Per anni ho inseguito un ideale astratto di perfezione. Era un transfert, un meccanismo di compensazione. Il problema fisico mi spingeva a essere ineccepibile
in qualunque attività intraprendessi. Ma intendo vivere senza maschere e corazze. Per anni ho tenuto i miei capelli sempre sciolti per coprire il viso. Erano la mia coperta di Linus. Alla prima presentazione ufficiale, invece, ho mutato pettinatura e li ho raccolti. Ho il dovere di agire in linea con i consigli che cerco di offrire. Dobbiamo sfidare le nostre paure, alzare l'asticella e superarla di slancio. Vorrei diventare un punto di riferimento per i ragazzi bullizzati. A settembre, comincerò un tour del libro nelle scuole. A me è mancata una figura del genere. I giovani provano, istintivamente, maggiore fiducia verso un coetaneo».

«Contro i bulli mi sentivo paralizzata, sei sempre solo, impotente. Dovevo stabilire in pochi secondi come reagire all'aggressione ed è stata durissima, non è giusto dire il contrario. Quando troviamo dentro di noi la forza di non arretrare accumuliamo forza. Bisogna lavorare anche sugli adulti. Dietro un bullo, non di rado, ci sono genitori che sbagliano. I social? Dipende dall'uso, io lo uso per promuovere quello che ho da dire. Un consiglio alle vittime? Siate fragili e forti, contemporaneamente. Siate umani, con amore».
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