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Diletta a Grazia: “Karius? Conosciuto grazie a Barbara Berlusconi. Can Yaman? Non siamo amici”

La lunga intervista alla conduttrice di Dazn: l'odio femminile, i maschi "viscidi" e quel colpo di fulmine con il portiere del Newcastle
Redazione Golssip

Diletta a Grazia: “Karius? Conosciuto grazie a Barbara Berlusconi. Can Yaman? Non siamo amici”- immagine 2

C'è un desiderio che Diletta Leotta nutre per se stessa. Non dover più combattere il fuoco amico che spesso la circonda, con le critiche di colleghe e donne. Come si fa ad essere amata anche dalle donne? La conduttrice di Dazn, che è in dolce attesa, ne ha parlato ai microfoni di Grazia, concedendosi per un servizio e un'intervista molto intima.

 

«Come mi spiego l'odio femminile? Proprio non lo so, vorrei chiederlo a loro, e anzi mi aiuti lei a capirlo. Forse, nel caso della giornalista Paola Ferrari che più volte mi ha attaccata, è dovuto al fatto che non ci siamo mai incontrate. Magari, se mi conoscesse, direbbe: “Scusate ho sbagliato”. Per questo podcast, invece, ho avuto il supporto di amiche generose, intelligenti e simpatiche, che magari fanno il mio stesso lavoro e che sono state addirittura materne con me. Ho pensato che ci si concentra sul chiasso delle voci che ci fanno male, ma poi, al di là di quelle, le cose sono completamente diverse. Del resto, in questi anni ho lavorato soprattutto nel mondo del calcio, con canali di comunicazione quasi solo maschili. Ho incrociato pochissime donne».

Lina Sotis scrive a proposito dei bon ton: “Cafona è la donna che indossa un abito per far vedere come starebbe meglio senza quell’abito addosso”. Si sente cafona?

«Ma no, da un certo punto di vista è vero, però la moda propone tantissimi abiti provocanti, non credo di essere l’unica a vestire così. E poi non è solo una questione di vestiti. Io mi sono resa conto che i ragazzi si interessavano a me quando ancora ero a scuola. Ricordo che, in seconda o terza liceo, una professoressa mi fece una nota sul registro perché distraevo la classe. Avevo i leggings e la felpa, cosa che tra l’altro era obbligatoria perché quel giorno avevamo Educazione fisica. Per fortuna poi è intervenuto mio padre per difendermi dall’accusa. Se hai un certo tipo di fisico basta poco per attirare l’attenzione, e anche per essere schernita dagli uomini, però l’ho sempre vissuta con grande sportività. Non avere solidarietà da parte di una donna, di una professoressa, è stato molto deludente. Ho sofferto meno per gli attacchi di Paola Ferrari, e non ho mai reagito, forse appunto perché a quel punto avevo fatto il callo a queste critiche ingiuste. Devo poi dire che alla fine se sei serena con te stessa, circondata da persone che ti rassicurano, e hai una famiglia che ti ama e protegge, pensi che sono solo commenti e ti consoli».

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