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Disney plus, la serie tv “Qui non è Hollywood” torna a chiamarsi “Avetrana”: “Il Tribunale ha…”

Disney plus, la serie tv “Qui non è Hollywood” torna a chiamarsi “Avetrana”: “Il Tribunale ha…” - immagine 1
Le dichiarazioni del regista dopo la vittoria in tribunale
Redazione Golssip

Disney plus vince la battaglia per il nome della serie dedicata all'omicidio di Sarah Scazzi ad Avetrana. Il sindaco Antonio Iazzi si era infatti opposto perché secondo il suo parere la serie “associava Avetrana a una comunità potenzialmente criminogena, retrograda e omertosa”. La sentenza del giudice del Tribunale, a cui il Comune non ha fatto ricorso e che quindi è definitiva, stabilisce che quel nome va rimesso nel titolo perché “non aveva intento denigratorio verso Avetrana e le sue istituzioni. Al contrario, simboleggiava uno spunto di riflessione che l’autore ha sviluppato all’interno dell’opera, mettendo in luce non solo i fatti di cronaca, ma anche l’impatto mediatico che ha coinvolto l’intero paese”. La serie tornerà quindi a chiamarsi Avetrana. Qui non è Hollywood.

Disney plus, la serie tv “Qui non è Hollywood” torna a chiamarsi “Avetrana”: “Il Tribunale ha…” - immagine 1

La Disney ripristinerà il titolo, prodotto da Groenlandia e diretta da Pippo Mezzapesa: “Il titolo non è solo un nome: è parte integrante della narrazione e del messaggio dell’opera. Censurarlo equivale ad amputare un’opera d’arte, a limitarne la portata espressiva. ll Tribunale ha rigettato la richiesta del Comune, dichiarando che il titolo era legittimo e che non vi erano i presupposti per un provvedimento d’urgenza. Nella sentenza viene affermato che la titolazione Avetrana – Qui non è Hollywood non era scollegata dalla serie, ma anzi risultava coerente con il tessuto narrativo e con i temi trattati. Il Tribunale ha sottolineato come il titolo esprimesse una riflessione critica sull’invasione mediatica che ha travolto il territorio e sulla spettacolarizzazione del caso di cronaca, trasformando la realtà in una sorta di set cinematografico. Inoltre, la sentenza ha chiarito che il titolo non aveva intento denigratorio nei confronti della comunità di Avetrana o delle sue istituzioni”.

Quando è stata emessa questa decisione?

“La sentenza è stata pronunciata qualche settimana fa. Abbiamo atteso la scadenza dei termini per un eventuale ricorso in appello da parte del Comune di Avetrana, ma non è stato presentato alcun ricorso. Questo significa che il procedimento si è definitivamente concluso e che non ci saranno ulteriori azioni legali contro il titolo della serie”.

Perché inizialmente avete scelto di rimuovere il titolo?

“Per evitare il blocco della serie. Altrimenti la serie sarebbe rimasta sospesa fino alla fine del procedimento legale, con conseguenze molto pesanti sulla distribuzione. È stata una scelta dettata dalla necessità di garantire la fruizione dell’opera, ma l’abbiamo vissuta come una vera e propria censura preventiva. Il fatto che sia stato richiesto un cambiamento del titolo ancor prima di visionare la serie e comprenderne il contenuto ci ha turbati, perché il titolo è parte integrante di un’opera creativa e non può essere considerato un elemento accessorio".

Ora che il procedimento è chiuso, il titolo originale verrà ripristinato.

“Ora la serie potrà riappropriarsi di un elemento che è fondamentale per la sua identità. Il titolo non è solo un nome: è parte integrante della narrazione e del messaggio dell’opera. Censurarlo equivale ad amputare un’opera d’arte, a limitarne la portata espressiva”.

Durante la produzione, quali erano stati i rapporti con Avetrana e i suoi abitanti?

“Abbiamo scelto di non girare ad Avetrana per rispetto nei confronti della comunità e della famiglia della vittima. Abbiamo ricostruito l’ambientazione in altri paesi limitrofi perché ci sembrava più delicato evitare di riportare le riprese nei luoghi reali della vicenda. Non è questione di aspettarsi o meno una reazione del genere. Il punto è che le storie vanno raccontate. Questa serie non parla solo di un caso di cronaca nera, ma racconta anche l’impatto che ha avuto su un’intera comunità. L’arte, il cinema e la letteratura servono anche a questo: a farci confrontare con la nostra storia e con le dinamiche sociali che la attraversano”.

Le polemiche hanno danneggiato la serie?

“Sì, all’inizio c’è stato un forte clamore, nato ancora prima che la serie fosse trasmessa. Molti si sono schierati senza neanche aver visto il prodotto, basandosi solo sul titolo o sul poster. È stato un caso di giudizio preventivo che ha creato una certa diffidenza. E poi abbiamo dovuto slittare l’uscita”.

(Repubblica)