Quando è stata emessa questa decisione?
“La sentenza è stata pronunciata qualche settimana fa. Abbiamo atteso la scadenza dei termini per un eventuale ricorso in appello da parte del Comune di Avetrana, ma non è stato presentato alcun ricorso. Questo significa che il procedimento si è definitivamente concluso e che non ci saranno ulteriori azioni legali contro il titolo della serie”.
Perché inizialmente avete scelto di rimuovere il titolo?
“Per evitare il blocco della serie. Altrimenti la serie sarebbe rimasta sospesa fino alla fine del procedimento legale, con conseguenze molto pesanti sulla distribuzione. È stata una scelta dettata dalla necessità di garantire la fruizione dell’opera, ma l’abbiamo vissuta come una vera e propria censura preventiva. Il fatto che sia stato richiesto un cambiamento del titolo ancor prima di visionare la serie e comprenderne il contenuto ci ha turbati, perché il titolo è parte integrante di un’opera creativa e non può essere considerato un elemento accessorio".
Ora che il procedimento è chiuso, il titolo originale verrà ripristinato.
“Ora la serie potrà riappropriarsi di un elemento che è fondamentale per la sua identità. Il titolo non è solo un nome: è parte integrante della narrazione e del messaggio dell’opera. Censurarlo equivale ad amputare un’opera d’arte, a limitarne la portata espressiva”.
Durante la produzione, quali erano stati i rapporti con Avetrana e i suoi abitanti?
“Abbiamo scelto di non girare ad Avetrana per rispetto nei confronti della comunità e della famiglia della vittima. Abbiamo ricostruito l’ambientazione in altri paesi limitrofi perché ci sembrava più delicato evitare di riportare le riprese nei luoghi reali della vicenda. Non è questione di aspettarsi o meno una reazione del genere. Il punto è che le storie vanno raccontate. Questa serie non parla solo di un caso di cronaca nera, ma racconta anche l’impatto che ha avuto su un’intera comunità. L’arte, il cinema e la letteratura servono anche a questo: a farci confrontare con la nostra storia e con le dinamiche sociali che la attraversano”.
Le polemiche hanno danneggiato la serie?
“Sì, all’inizio c’è stato un forte clamore, nato ancora prima che la serie fosse trasmessa. Molti si sono schierati senza neanche aver visto il prodotto, basandosi solo sul titolo o sul poster. È stato un caso di giudizio preventivo che ha creato una certa diffidenza. E poi abbiamo dovuto slittare l’uscita”.
(Repubblica)
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