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Leotta: “Una cosa non dimenticherò mai. Il catcalling? Non esagerano con me. Karius e Aria…”

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Il campo, Dazn, Karius e la piccola Aria: sono tanti i temi affrontati da Diletta Leotta intervistata dal Messaggero
Gianni

DAZN non trasmetterà solo per i prossimi anni la serie A maschile, ma anche la serie A femminile italiana. A lanciare la novità della Tv digitale è il suo volto simbolo, Diletta Leotta. "Sulla violenza i messaggi che lancia la serie A in un ambiente ancora molto maschile come il calcio è im- portante. Quando scende in campo un campione è un messaggio forte, che aiuta a sensibilizzare. In ogni caso vorrei dirlo con parole forti, mi limito a dire: non ne possiamo più".

Torniamo al calcio come centro di gravità permanente per Diletta. 

«La mia storia sta diventando anche quella di coinvolgere in questo fenomeno straordinario tante donne insieme a me, attorno a me, con me: penso a quel selfie bellissimo che con DAZN abbiamo scattato proprio prima di uno Juve-Chelsea di Woman Champions League. Eravamo tutte donne, quella sera, a raccontare donne che giocavano: quasi una provocazione, no? Davanti alle telecamere, dietro le quinte: un’autrice donna, una ragazza bravissima che nell’auricolare mi aiutava nella cronaca, una addetta alle riprese con la steady-cam romana-spagnola bravissima».

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Si racconterà una serie A di donne che cominciano a essere dei punti di riferimento per le ragazze d’Italia.

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«Io sarò la prima tifosa della serie A di DAZN: molte di quelle ragazze le ho conosciute realizzando lo speciale per la preparazione del mondiale delle azzurra».

E come calciatrice, Leotta com’è?

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«Una volta in campo con le azzurre sono scesa anch’io: me la cavo meglio al microfono... Però vivo la gara un po’ come loro: la sera prima della telecronaca sono “in ritiro” anche io. In stanza a studiare statistiche e testi per il giorno dopo».

 

Cori, striscioni, un po’ di catcalling e tante emozioni. Diletta in campo: quali le emozioni più forti?

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«Beh, la vittoria dello scudetto del Napoli di Spalletti è stata una grande emozione. Ero incinta e gli ormoni mi facevano sentire tutto amplificato, forse. Non dimenticherò il caffè del magazziniere Starace servito mentre eravamo in diretta e divenuto scena cult: era lo stesso che portava il caffè a Maradona. Poi ha portato fortuna ed è diventata una tradizione questa del caffè ai bordocampisti di Dazn. Vedere le lacrime di un omone come Spalletti allo scudetto mi ha colpito. Piangevo tanto: io non ero così facile alle lacrime, prima di Aria...».

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E Aria sarà una calciatrice?

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«Il papà calciatore non vuole, a me piacerebbe. Poi sia quel che sia. In ogni caso vorrei fosse una sportiva: io ho praticato calcio, scherma, tennis, pattinaggio. Ero brava davvero solo nel nuoto, non come la Pellegrini però. In ogni caso a me è servito tanto lo sport per la mia formazione».

 

Il calcio nel destino: la storia con Karius...

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«Davvero incredibile per due protagonisti del calcio, trovarsi come ragazzi di una volta. In un ristorante, a Parigi, senza sapere chi avevamo di fronte: ci siamo trovati così, senza social... Due biondi, uno tedesco e una siciliana, magari discendente dai normanni, ma pur sempre catanese».

 

Negli stadi il rumore di fondo è anche quello del catcalling, però, il coro becero parte.

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«Non esagerano con me, direi. Li neutralizzo con educazione facendo parlare il mio lavoro. Io dico che a DAZN ci focalizziamo sul lavoro che facciamo: le calciatrici in campo le raccontiamo per come giocano, le giornaliste per quello che dicono. E poi con serietà, garbo e autoironia si supera».

Dopo il podcast, la mamma di Aria farà il bis?

«Io penso proprio di sì. Vengo da una famiglia molto numerosa: siamo cinque fratelli. Il parto è stato un’esperienza dura, ma il corpo dimentica e comunque voglio un secondo figlio: superiamo la media nazionale. Non arriverò a cinque, ma a due sì. E se sarà un maschio sarà bello educarlo al rispetto delle donne».

(Il Messaggero)

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