Il parere della giornalista nel programma condotto da Alessandro Cattelan e a cui ha partecipato nella prima serata anche Alessandra Celentano
Di sicuro è uno dei testi più belli che siano arrivati alla 75esima edizione del Festival di Sanremo. Simone Cristicchi nella sua canzone 'Quando sarai piccola' racconta la storia della sua mamma e di come è cambiato il rapporto con lei che è malata di Alzheimer. Un tema forte, che interessa tantissimi italiani che ogni giorno affrontano nel silenzio la malattia delle persone amate e si prendono cura di loro affrontando spesso momenti difficilissimi. Della canzone scritta dal cantautore ha parlato al Dopo Festival anche Selvaggia Lucarelli.
La giornalista ha risposto ad Alessandra Celentano, ospite di puntata di Alessandro Cattelan, che sulla canzone di Cristicchi aveva detto: «Ho avuto la stessa esperienza per 10 anni di questa bruttissima malattia e solo una persona che ha vissuto certe cose può scrivere un testo del genere. E siccome sono tante le persone che soffrono in prima persona e sono tante le persone che stanno vicino a questi malati devo dire è stato veramente commovente. L'ho sentita veramente tantissimo. Ha detto proprio delle cose che ti ricordano tanti momenti».
Il parere di Selvaggia
—
«Non sono d'accordo. Nel senso - ha spiegato Lucarelli - che chiaramente è una canzone molto bella, poetica e c'è la sensibilità di un cantautore come Cristicchi. Ma anche io ho vissuto questa stessa esperienza. E trovo che in questa canzone ci sia un eccesso di romanticizzazione della malattia. Quella malattia lì in particolare è molto feroce, abbruttisce, toglie una dignità. Lui ha fatto quello che nel giornalismo si chiama 'cherry picking': ha scelto di raccontare la parte più delicata, più dolorosa. Ma c'è anche l'abbruttimento che viene dalla fatica nel gestire da parte dei familiari di gestire quel tipo di malattia. Che non è solo la carezzina, o ti preparo la cena, ma anche rabbia. E quindi non dico che è una canzone furba, assolutamente, ma dico che è una canzone che racconta un pezzo di verità e ne tralascia un altro. Avrei voluto meno retorica e più verità. Chiaro che lui scelga cosa raccontare. È una malattia molto complessa e la canzone non è nostalgica. Non racconta la solitudine di chi accudisce i malati. Non voglio fare il processo ad una bella canzone, comunque lo è. Dico solo che è un po' ampollosa e barocca, io sono per la verità nuda e cruda».