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Su Sky ‘Gaucci’, doc sull’istrionico ex presidente del Perugia

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Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia Calcio (e non solo), fu sicuramente un imprenditore vulcanico, anzi, un 'uragano'
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Un uomo che nella sua vita è riuscito a fare di tutto: dalla trasformazione dell'azienda di pulizie del suocero ai successi con i cavalli, per poi arrivare al Perugia - con i suoi successi e fallimenti - e le altre squadre, fino a fuggire in Repubblica Dominicana nel bel mezzo di un crack finanziario.

Luciano Gaucci, ex presidente del Perugia Calcio (e non solo), fu sicuramente un imprenditore vulcanico, anzi, un 'uragano', come viene definito nel titolo del docu-film Sky a lui dedicato, 'Gaucci - Quando passa l'uragano'. Appuntamento il prossimo 5 novembre alle 22:55 su Sky Crime e Sky Documentaries (in streaming su Now). Non che sia facile racchiudere in così poco tempo una storia tanto complessa.

Gaucci fu in grado di ingaggiare il figlio di Gheddafi in squadra - "pensava che mettere il figlio di un leader di questo genere avrebbe fatto parlare del Perugia in tutto il mondo", chiarisce Riccardo Gaucci all'ANSA - ma anche di inimicarsi "tutto il sistema di potere italiano", prosegue. E tra le sue caratteristiche c'era senza dubbio l'indole combattiva: indimenticabile lo scontro con Vincenzo Matarrese dopo una partita, ma anche i suoi difficili rapporti con gli allenatori. "Lui era 50% tifoso e 50% imprenditore, così con loro non andava d'accordo perché a vista sua non riuscivano a trasmettere alla squadra quello che voleva", commenta Gaucci junior.

Parte di questi comportamenti, però, secondo l'attuale proprietario dell'Assisi erano da collegare alla malattia di cui si sarebbe ammalato, l'Alzheimer. "Purtroppo noi ce ne siamo accorti tardi della malattia - commenta - lui prima aveva un carattere forte, ma soprattutto trascinatore". Poi, l'accusa di bancarotta fraudolenta e la partenza mentre i suoi figli venivano indagati, per via della quale "non ho parlato con lui per 10 o 12 anni - aggiunge Gaucci -. Se lui fosse rimasto, in un mese, massimo un mese e mezzo si sarebbe chiuso tutto. Invece con lui che era all'estero questa storia si è conclusa dopo 10 anni. Ma già la malattia aveva fatto il suo corso, non era più in sé".

(ANSA)