Aldo Serena, intervistato dal Corriere della Sera, ha parlato della sua vita, dagli inizi in Veneto agli amori, passando per situazioni particolari e aneddoti sconosciuti: "Ho iniziato pulendo gli scarponi, poi tagliavo le tomaie. A 11 anni mi sono piantato sul dito un ciondolino che teneva i lacci. E come vede la cicatrice è rimasta. Mi sono diplomato geometra a Como, quando l’Inter mi mandò in B. Mi ero anche iscritto a Medicina a Bari, ma era un modo per restare legato alla fidanzata che studiava la stessa cosa".
news
Serena: “Così conquistai Luisa Corna. Essere fedeli era un’impresa. Un uomo provò a…”
Resistere alle tentazioni era complicato?
"Non sono stato un monaco di clausura, anzi. Ma ho sempre cercato di avere i ritmi giusti. Adesso i calciatori hanno meno libertà di divertirsi".
Ha continuato a studiare?
"Mi sono iscritto all’Isef senza dire niente a nessuno, perché Bersellini all’Inter non voleva distrazioni. Ma fin da piccolo con Salgari e Verne mi è sempre piaciuto leggere".
Sulla Stampa ha scritto di aver sognato il suo ex allenatore Radice. Sogna spesso?
"Sognavo mio padre, dopo la sua morte. Ma un sogno così limpido non l’avevo mai fatto. È stato bello perché ho ritrovato l’affetto di una persona importante. Mi è dispiaciuto che finisse".
Altri incontri insoliti?
"Al bar Radetzky di Milano, Ferragosto 1995 in una Milano deserta: entra Bruce Springsteen a bere una birra. Ma non voglio disturbarlo o forse temo che risponda male e mi cada un mito: non trovo il coraggio di salutarlo. E dire che quando passai dal Toro alla Juve e dovevo firmare per il prestito a casa del presidente dell’Inter Pellegrini, andai da lui dopo mezzanotte: direttamente dal concerto del Boss".
Ha mai rischiato di finire dentro il buco nero del rigore sbagliato a Italia 90?
"Mi ha creato dei problemi, penso di aver avuto una crisi di panico. Avevo le gambe durissime, respiravo in modo strano: il portiere mi sembrava un gigante. Non ricordo nulla dell’errore, né di tutto quello che è successo dopo: un black out di due giorni".
Roby Baggio non si perdona ancora l’errore del 1994.
"Io me lo sono perdonato, perché per andare avanti devi chiudere la porta. Però resta la parentesi peggiore della mia carriera: tornando indietro, cambierei il lato del tiro".
© RIPRODUZIONE RISERVATA