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Pippo Inzaghi: “Conosciuto la mia Angela per caso a Venezia. I miei due figli…”

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"Sogno erotico? La Bellucci. E con Alessia Ventura una storia durata 3 anni, ora siamo amici", ha detto Pippo Inzaghi
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Pippo Inzaghi il 9 agosto scorso ha festeggiato i 50 anni. Il Corriere della Sera lo ha intervistato anche per parlare della sua sfera personale:

Pippo Inzaghi, come sono i suoi cinquant’anni?

«Sereni. Ho fatto tante cose, ho vinto e ho perso. Se fino a pochi anni fa lei mi avesse chiesto che cosa viene prima nella mia vita io le avrei risposto senza dubbio “il pallone”. Oggi le dico “i miei due figli”».

Edoardo, due anni, e Emilia, nata nel marzo scorso. Porteranno loro le fedi all’altare il prossimo 24 giugno, quando lei e Angela Robusti vi sposerete?

«Se tutto va bene, sì».

In che senso?

«Dovevamo sposarci due anni fa, poi Angela (compagna di Inzaghi dal 2017, ndr) è rimasta incinta. Col tempo ho imparato a programmare di meno e a godermi i giorni».

Pippo Inzaghi: “Conosciuto la mia Angela per caso a Venezia. I miei due figli…”- immagine 2

La sua autobiografia si intitola «Il momento giusto». È un incrocio di casualità e determinazione?

«Da quando ero un ragazzino che giocava nel campetto di cemento di San Nicolò di Piacenza, ho lavorato per diventare un bravo calciatore. Anzi, un grande calciatore: un giorno mi apparve “il fantasma” di Gerd Müller, lo storico attaccante del Bayern Monaco e della Germania Ovest, che aveva segnato 69 reti nelle coppe europee. Ero un ragazzo, rimasi folgorato. Il giorno che ho superato il record di Müller è stato tra i più belli della mia vita».

Le pressioni, gli acciacchi fisici.

«Io ho smesso a 39 anni, oggi un’età ancora molto giovane, ma per noi non è così. Ricordo quando rimasi in Belgio un mese perché mi ero fatto male a una gamba. Il compleanno peggiore di sempre. Ma Ancelotti mi mandò un sms: “Tornerai grande”, diceva. Chissà, pensavo io. Non si è mai sicuri di niente quando si gioca a quei livelli».

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È difficile andare avanti, per gli problemi fisici e altro, ma è anche difficile smettere.

«Ricordo benissimo i miei ultimi quattro minuti in campo. Era il 13 maggio 2012, ore 16.45. In verità, per me quelli dovevano essere gli ultimi minuti con il Milan, poi si sono trasformati nei definitivi ultimi. La cosa buffa è che pensavo al ritiro da tempo, come ogni uomo coscienzioso: farò altro, ho vinto tanto, mi dicevo. La verità amara è che la tristezza non la puoi controllare e così, dopo, sono stato malissimo. Per fortuna che c’era la mia famiglia: mamma, papà, il Mone (Simone Inzaghi, il fratello, ndr)».

Se lei dovesse disegnare quella paura, come la rappresenterebbe?

«Non so disegnare, ma era una nera paura del futuro, dei giorni che dovevano arrivare. Vede, a differenza di altri lavoratori che fino a venti o trent’anni studiano o perfezionano studi e professione perché sanno che andranno in pensione tardi, un calciatore entro i quaranta deve chiudere tutto e reinventarsi. Il problema è che per tutta la vita ha seguito uno schema rigoroso, praticamente immutabile: allenamenti, trasferte, ferie a giugno, weekend mai a casa».

A Venezia, poi, ha conosciuto Angela.

«Un caso. Quando ero lì non uscivo mai e, se uscivo, indossavo la tuta. Quella sera non so come andai a una festa. La notai non solo perché è bellissima, ma anche perché era l’unica, insieme a me, ad avere in mano un bicchiere d’acqua. Dopo qualche settimana, venne a stare da me. Dopo due figli e una convivenza ormai rodata, ci sposeremo».

Altre storie importanti, prima di lei?

«Quella con Alessia Ventura, durata tre anni. Oggi lei ha una sua famiglia, abbiamo un bellissimo rapporto di amicizia».

Il sogno erotico da ragazzo?

«Monica Bellucci».

Troppo facile, Pippo.

«Che dire, mi sono sempre piaciute le more e poi mi sono innamorato di una bionda che sto per sposare: ci sarà qualcosa di freudiano».

Quando è stato il momento preciso in cui lei ha capito di essere diventato adulto?

«Paradossalmente quando ho smesso di giocare. Perché hai la netta sensazione che sia finita una giovinezza, che ti aspetta un lungo futuro ma non sai quale e soprattutto non sai come costruirlo. Sei curioso e preoccupato al tempo stesso».

 

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