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Paolo Rossi, la moglie: “Museo, film o serie TV: così lo ricorderemo per sempre”

La moglie di Paolo Rossi ha parlato a La Gazzetta dello Sport

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Federica Cappelletti, moglie di Paolo Rossi, ha parlato a La Gazzetta dello Sport ad un mese di distanza dalla morte di Pablito.

«Avevamo deciso che sarebbe stata la nostra battaglia, soltanto nostra. Più passa il tempo e più il dolore aumenta e tutto diventa molto faticoso, perché cresce la consapevolezza della sua assenza. Ci mancano la sua intelligenza, il suo sorriso, i suoi consigli».

Le bambine come stanno?

«Sono state e sono molto brave nell’affrontare questa cosa enorme, ma hanno degli inevitabili cedimenti. A volte piangono, si chiedono perché sia successo proprio a loro di perdere il papà. Insieme stiamo facendo un percorso. Il calore della gente ci aiuta moltissimo, ci fa sentire meno sole, ci dà la forza. E poi ci è di conforto il pensiero sulla fortuna di cui abbiamo goduto nell’avere Paolo, io come marito e le bimbe come padre».

Vivete sempre a Bucine, nella villa attigua al resort, in Toscana?

«Sì, è la casa in cui siamo stati felici con Paolo e qui vogliamo rimanere, anche se i ladri l’hanno violata (il furto nel giorno dei funerali, ndr)».

Un crimine ignobile. Che cosa vi hanno rubato?

«Varie cose, ma più di tutto l’orologio di Paolo, quello che portava negli ultimi mesi. Il valore dell’oggetto non ha alcuna importanza, quello che rappresenta per noi sì, tantissimo. È l’orologio che aveva al polso quando si avviava verso la fine. È una sofferenza nella sofferenza pensare che quell’orologio non sia qui con noi, a casa sua, non sapere in quali mani sia finito. Le forze dell’ordine non ci hanno ancora comunicato nulla, ma sento che stanno mettendo molta attenzione e impegno nelle indagini».

La gente come vi è vicina?

«Con tanti piccoli gesti. Molti hanno mandato dei pensierini alle bambine per coccolarle un po’. Qualche giorno fa siamo andate a fare la spesa all’ipermercato che anche Paolo frequentava. Tutti sono scoppiati a piangere: le cassiere, gli addetti, i clienti. Ci siamo sentiti accomunati da qualcosa di profondo. Tanto amore nei confronti di Paolo mi riempie il cuore. Mercoledì è stata celebrata una messa per Paolo alla basilica della Natività di Gerusalemme. Un bel gesto di padre Ibrahim, amico di mio marito. Quello in Israele è un viaggio che abbiamo sempre rimandato, ma ho le foto e i video della messa e sono contenta».

Altre testimonianze?

«Si è fatto vivo il mondo intero. Uno dei primi è stato Karl Heinz Rummenigge, cosa che mi ha colpito. Poi Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Alberto Tomba... E mi fermo qui perché sono troppi. Mi hanno fatto piacere i messaggi dal Brasile, dove Paolo era chiamato il Carrasco, il Boia, per la tripletta del 1982. I brasiliani che mi hanno scritto hanno specificato era un Boia buono, che nessuno gli voleva male sul serio, che era soltanto un modo di dire per esorcizzare la loro grande sconfitta del 1982 e che per Paolo provavano affetto, simpatia e rispetto».

Dove si trovano le ceneri di Paolo, racchiuse dentro una copia della Coppa del Mondo?

«Preferisco non dirlo, potrebbe essere pericoloso, temo altri furti o gesti irresponsabili. Bisogna stare attenti».

È vero che sta cercando di comprare la maglia indossata da Paolo in Italia-Brasile 3-2?

«Sì. Juninho Fonseca, l’ex giocatore del Brasile che l’aveva ottenuta in cambio della sua negli spogliatoi, chiede 50mila euro e stiamo trattando. Spero di riportarla in Italia, con l’aiuto di amici che mi affiancano. Del resto mi hanno detto che una figurina di Paolo ha raggiunto i 70 euro di valore».

Sicuri che sia quella maglia?

«Sì, Paolo aveva quella della finale con la Germania, la federcalcio ne conserva un’altra. La maglia con il Brasile è quella».

Quali iniziative terranno viva la memoria di Rossi?

«Un museo dedicato, le mostre, un film o una serie tv : ho già ricevuto varie proposte da case di produzione e devo capire quali siano quelle giuste. Mi ha contattato anche la Juve, per una cosa che faremo più avanti. Sono travolta dagli inviti, devo mettere ordine, riflettere».

È vero che lei ha preso il posto di Paolo nella chat dei ragazzi dell’82?

«Sì, e ho capito che tra loro è come se fossero tutti dei fratelli. Ogni mattina c’è qualcuno che saluta Paolo, me e le bambine, e che chiede se abbiamo bisogno di qualcosa. Un gruppo meraviglioso».

Che cosa farete oggi?

«Andremo alla messa per Paolo, alle 15, nella chiesa di Bucine».