Intervistata da La Stampa, Francesca Fagnani, conduttrice del programma tv Belve, è tornato così su quanto accaduto con Teo Mammucari: «Io non volevo assolutamente metterlo all'angolo, ho preparato la sua intervista come tutte. Evidentemente lui non si sentiva realmente pronto per una intervista libera e aperta. Piuttosto mi ha stupito l'ondata incredibile di affetto e solidarietà da parte di ragazze e ragazzi di fronte a un comportamento inaccettabile. Si vede che certi modi di fare iniziano a non essere più condivisibili, specie per i più giovani».
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Fagnani: “Mammucari? Comportamento inaccettabile, non volevo metterlo all’angolo ma…”
Tra i suoi sostenitori più accesi ci sono effettivamente molti giovani, specialmente ragazze, che magari non vedono di solito la tv generalista, ma arrivano a lei tramite i social e le piattaforme. Secondo lei perché la seguono?
«Questa cosa mi inorgoglisce più di tutto, ricevere affetto e sostegno da ragazzi e ragazze mi fa un piacere enorme. Io penso che succeda perché evidentemente in qualche modo ho intercettato un linguaggio con cui parlare con loro, che li fa sentire vicini. Forse apprezzano un certo tipo di linguaggio spontaneo, diretto senza strutture. Io non è che sono proprio la "brava conduttrice" classica, faccio domande in modo diverso, non nascondo il mio stupore né le mie reazioni in generale. Sono un po' senza pudore, in questo senso, e credo questo piaccia ai giovani che non si riconoscono in certi programmi e modi di parlare un po' paludati».
Gli intervistati apprezzano il suo stile?
«Non faccio nomi, ma ci sono stati personaggi che non ce l'hanno fatta a reggere quel tipo di intervista. Io capisco la timidezza, la ritrosia, per carità. Però ci sono state certe interviste difficili e non sono mai state quelle con litigi o frizioni, ma quelle in cui l'ospite rispondeva a fatica».
Le interviste sono una danza, si fanno in due: se l'intervistato non ci mette del suo, tutto diventa legnoso. Bisogna entrare in sintonia.
«Il che non è facile, perché con l'intervistato il rapporto si stabilisce in 45 minuti, con una confidenza forzata, nel mio caso tutti e due appollaiati su uno sgabello scomodo».
Si lamentano spesso delle sue interviste?
«A dire il vero no, al contrario. Se sono in gamba escono dalla mia intervista con un'immagine migliore di quella che avevano quando sono entrati, perché mostrare le proprie ombre, le debolezze, le fatiche, li rende più vicini al pubblico che li ascolta. Io sono felice quando il giorno dopo mi mandano i messaggi dicendo che sono contenti. All'inizio, subito dopo la registrazione, sono confusi, escono da un'intervista serrata, piena di parole e di risposte da dare prontamente. Si sviluppa un rapporto accelerato, una amicizia o una inimicizia accelerata, ma le persone vanno comunque messe nelle condizioni di rispondere al meglio, se non funziona la responsabilità è mia. Anche sbagliare ospite è colpa mia».
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