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Lei in passato ha detto più volte che stare in squadra anche senza poter giocare la aiutava a “guarire”.
"È così. La squadra aiuta tantissimo perché non siamo un gruppo soltanto nel momento della Davis, ma tutto l’anno. Ci supportiamo tutti l’un l’altro ma non solo per fare il tifo. È un consiglio, un appoggio nel momento di difficoltà, un confronto. E penso che sia fondamentale per essere migliori e per crescere sia dentro sia fuori dal campo".
Contro l’Australia lei sarebbe disponibile a fare singolare e doppio?
"Io sono disponibile a tutto. Singolare, doppio, anche a fare il capo ultrà coi tamburi se il capitano me lo chiede. Accetto qualunque decisione per il bene della squadra: giocare tanto, poco, non giocare. Sono pronto a tutto e le decisioni, per fortuna, le prende Volandri".
Le piacerebbe, un giorno quando sarà grande, fare il capitano di Coppa Davis?
"Intende dire fra 30 o 40 anni? Sì, sarebbe un’esperienza molto interessante e credo che mi potrebbe calzare bene. Perché mi piace l’energia del gruppo. la mentalità di squadra, anche se resta comunque uno sport individuale perché ci sono due singolari. Adesso lasciamo Volandri vincere altre mille Davis, poi quando proprio non ne vorrà più sapere, allora ci farò un pensierino".
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