«È stata mia madre a proteggerci, non voleva che noi figli andassimo dai Carabinieri. Conoscendo papà non voleva assolutamente. Eravamo noi, specialmente io, ogni volta che la prendeva a schiaffi, pugni, volavano piatti e non capivo perché la massacrava, andavo dai Carabinieri. Ci sono andato tante volte. Gli ho detto che la mamma veniva picchiata tutte le sere e il maresciallo mi disse purtroppo: 'Fino a che non vediamo il sangue non possiamo fare niente'. E questa è la mia rabbia. Quando mio padre colpì mamma a morte nel fiume io sentì solo le grida e arrivai, presi un vasetto e - chiedo scusa se vi racconto questo - raccolsi il suo sangue e lo portai dai Carabinieri e gli ho detto: "Voleva il sangue, eccolo là". È finita lì, tutto qua», ha raccontato ancora.
La morte del padre
—«Per delitto d'onore il papà è uscito dal manicomio criminale dopo cinque anni, intanto è arrivato il calcio a salvare Andrea: «Il calcio mi ha salvato perché ho avuto questo dono di Dio, in un Paese sconosciuto. Io andai anche a trovare papà in carcere ma ancora dopo anni continuava ad insultare mia madre e mio fratello gli ha messo le mani addosso. Dopo cinque anni papà è tornato a casa e doveva fare dei controlli, delle visite mediche. Io ero tornato per Natale da Reggio Emilia, quando gli dissi di una visita mi sferrò un pugno che ha sfiorato la tempia, mi ha fatto cadere a terra, mio fratello mi ha difeso. Mio padre si è buttato dalla finestra poco dopo. Devo ringraziare mia sorella, unica maggiorenne della famiglia, che ci ha fatto da mamma, siamo stati sette fratelli uniti, che hanno combattuto. Quando ho iniziato a guadagnare un po' di soldi la mia priorità è stata aiutarli», ha continuato il suo racconto incredibile l'ex giocatore.
«Che padre sono stato? Quello che è successo non mi ha dato problemi, anche i miei figli di quanto accaduto non ne parlano mai e non ne parlo con loro neanche io. Sono aperto a questo argomento perché serve agli altri, serve ai ragazzini», ha concluso.
(Fonte: Pomeriggio Cinque)
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