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Rose Villain: “Mia mamma mi manca, ha visto solo il primo concerto. Sexy? Resto male per…”

Redazione Golssip
L'intervista della cantante a Vanity Fair

Nell'intervista a Vanity Fair, Rose Villain (Rosa Luini) dedica pensieri e ricordi speciali alla mamma scomparsa anni fa per un tumore ai polmoni. Pochi giorni dopo la sua morte, Rose racconta di aver comprato un libro intitolato "Come non morire"«Mi ero spaventata.

La mamma se n'è andata in fretta, il tumore ai polmoni se l'è portata via. Così ho iniziato a informarmi, a studiare. Ho letto di diete vegetali, di prevenzione, e sono diventata vegana. Ho cominciato a prendermi cura della mia salute, del mio benessere. Ho buttato via tutte le creme e i prodotti di bellezza che avevo, da allora uso solo cose clean. Non sono una fissata, sgarro anch'io, ma in quel momento ho deciso di occuparmi di me. La mia vita è cambiata, la mia salute è migliorata. È stato il grande regalo che mi ha fatto la mamma», ha confidato Rose.

Che tipo di cantante voleva diventare da bambina?

«Britney Spears, Christina Aguilera... volevo fare la popstar e quel tipo di artiste qua in Italia non le vedevo, infatti volevo andare in America. Studiavo l'inglese, ero bravissima. Dissi a mia madre dei miei piani, mi rispose: ok, però devi almeno fare il liceo. E dopo il liceo sono partita per Los Angeles».

Nessuna resistenza?

«No. Un giorno mia mamma mi dice: quello che vuoi fare tu riesce a una persona su un milione. lo rispondo: io sarò quella persona. Risposta: ti crediamo allora, vai».

Da dove nasce la passione per la musica?

«Mio padre, imprenditore con un'aziendina di pelletteria, non ha forse mai ascoltato un disco. Invece mia mamma di musica ne ascoltava tanta, le piacevano Prince, Elton John, Battisti, Loredana Bertè, Gianna Nannini, cantava sempre, diceva che quando ero piccola l'unica cosa che mi faceva passare le coliche erano le canzoni. Credo che ci sia lei all'origine del mio sogno. A tre anni già facevo danza classica, poi per caso a sei anni qualcuno mi passa un microfono a un karaoke, io canto e mia mamma mi dice: ma sei scema? Tu devi cantare».

Dice proprio: sei scema?

(ride) «Ah sì, la Fer - guai a chiamarla Fernanda - aveva questi modi spicci, era simpaticissima, una rocker pazzesca, una specie di Gianna Nannini. Anche lei forse voleva fare la cantante, e poi le piaceva uscire, ma la nascita dei figli le aveva un po' tarpato le ali. Era anche un po' sregolata nelle abitudini, fumava tantissimo, e infatti poi è morta di tumore ai polmoni. E questo è stato il cruccio della mia vita: io le ho rotto sempre le scatole per questa cosa del fumo. È stata la mia battaglia, che alla fine però abbiamo perso entrambe. Però mi ha dato un amore folle. Dicevamo sempre che avremmo dovuto essere compagne di banco, per fare le marachelle insieme».

Le manca?

«Tantissimo. Si è persa questa parte della mia vita, ha visto solo il mio primo concerto: con Salmo davanti a 4 mila persone. Ma non era un bel momento, era già malata».

Che traccia hanno lasciato i demoni di sua madre?

«Credo ci sia una familiarità, nell'ansia soprattutto. Ho avuto attacchi di panico. Il primo è stato alle elementari. La differenza è che io ci lavoro da anni, vado in terapia, mi prendo cura di me. Quando lei se n'è andata, la vecchia Rose avrebbe reagito chiudendosi al buio a soffrire, invece in quel momento avevo da poco conosciuto Andy. Sa quando si dice che l'amore ti salva? È vero, a me è successo».

Prima di Andy, invece?

«Ho avuto quasi solo relazioni tossiche. A lungo sono stata affascinata da persone fredde, pensavo che avrei dovuto salvarle, rompere quel guscio, ma poi ho capito che dietro non c'era niente. Erano solo persone di merda. E infatti ora ho trovato un napoletano divertente e caloroso».

«Si na pret», le hanno urlato dalla platea di Sanremo: in napoletano vuol dire «sei una bella ragazza».

«Mi ha fatto ridere, l'ho presa come un complimento... Però spesso per strada mi fermano per dirmi: "Sei bellissima". Non mi dicono: "Sei bravissima". Il complimento mi fa piacere, certo, ma mi spiazza. E alla fine, in fondo, un po' ci resto male. Davvero è questo che passa di me? Io voglio essere riconosciuta come musicista, non ho mai basato la mia vita o la mia carriera sul fatto di essere una ragazza carina. In America ci sono artiste bellissime il cui talento non viene screditato dalla bellezza, invece in Italia abbiamo un problema di sessismo».

Oltre che bella, le dicono che è sexy.

«Ma io non mi sento sexy, ai concerti mi vesto comoda. Ogni tanto mi voglio sentire figa, ma di base sono un maschiaccio. lo e mio marito condividiamo lo stesso armadio, io prendo dai suoi vestiti e lui dai miei. La sessualità non è il mio mezzo di comunicazione».

Com'è fatta la sua oscurità?

«Ho degli episodi depressivi. Sono momenti di down molto forti, forse anche a causa del lavoro che faccio.

Dopo un live, l'adrenalina crolla e sei distrutta. E, al contrario, quando sono su, sono su moltissimo: quando amo, amo forte, e mi godo ogni cosa, il cioccolatino dopo il caffe, la margheritina nel prato, la tazza di latte d'avena mentre guardo un film. Tutte le cose che faccio le faccio veramente. Non voglio perdermi un giorno della mia vita senza essere felice».

(Vanity Fair)