Le accuse, rivolte a suo tempo in assemblea, ricalcano in buona parte quelle portate in tribunale e sono svariate: si parla di conti «redatti in maniera errata», del «superamento dei termini legali per l’approvazione del bilancio» e, più in generale, «della esistenza di una manovra» che «ha fatto sì che venissero accumulate quante più componenti passive possibili in modo da giustificare una unica e decisiva operazione di azzeramento del patrimonio sociale».
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Ferragni, una grana dietro l’altra: anche il socio dissidente le fa causa, il motivo

La tesi di fondo sarebbe che «una rappresentazione non veritiera e oltremodo negativa della situazione patrimoniale della società abbiano portato» Chiara Ferragni «a poter detenere praticamente l’intero capitale sociale di Fenice, eliminando così i soci ‘scomodi’», cioè Morgese. E questo anche includendo nei conti 2023 «alcune passività sorte successivamente». Tra le contestazioni, l’assenza del bilancio della controllata Fenice Retail, quella che gestiva il negozio di Roma, che poi finirà in liquidazione, e la «erronea, abnorme e abusiva appostazione di fondi rischi legali».
Tirando le somme, sostengono sul finale gli avvocati di Morgese , «in un contesto societario corretto, Chiara Ferragni avrebbe dovuto risarcire i danni causati dalla sua imperizia alla società, salvaguardandone il patrimonio e i soci», invece «con un comportamento certamente censurabile» e «con l'appoggio dell'amministratore unico e di Alchimia (che si è poi tirata fuori), si è impossessata della quasi totalità di Fenice (e del marchio) consapevole che, in breve tempo, la grande maggioranza delle somme che ha versato le sarebbero tornate come sopravvenienze attive per inesistenza o sopravvalutazione del Fondo rischi e delle svalutazioni».
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