golssip luxury Ferragni, una grana dietro l’altra: anche il socio dissidente le fa causa, il motivo

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Ferragni, una grana dietro l’altra: anche il socio dissidente le fa causa, il motivo

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Al centro dello scontro c’è l’ammontare del “rosso” e la ricapitalizzazione, dopo la quale l’influencer, mettendo di tasca propria 6,4 milioni di euro, ha preso la maggioranza assoluta della galassia che ruota intorno al suo brand con il 99,8% delle quote, mentre l’ex presidente Paolo Barletta è uscito del tutto e Morgese ha mantenuto solo lo 0,2%. Ora il suo team di avvocati, composto da Filippo Garbagnati, Riccardo Silvestri e Walter Caporizzi, chiede al tribunale milanese di invalidare tutte le decisioni assembleari. Questo perché, secondo i legali di Morgese, l’annullamento dell’ok a bilancio 2023 e allo stato patrimoniale nei primi undici mesi del 2024 a cascata «travolge inesorabilmente» le altre delibere, incluso l’aumento di capitale.

Decisioni prese dal management di Fenice alla luce del passivo della capogruppo, che in poco meno di due anni ha perso nel complesso circa 10,2 milioni. Se invece tutto venisse invalidato, bisognerebbe «redigere un nuovo e corretto bilancio», ridando ai soci il diritto di esprimersi in una nuova assemblea.

L’atto è promosso dalle due società con le quali la famiglia Morgese controlla le sue quote residue all’interno della Fenice, cioè Esuriens Srl e N1 Srl, che prima della ricapitalizzazione avevano il 27,5%. Nell’impugnazione di quasi 40 pagine sono ricostruite nel dettaglio le vicende pre e post il caso Pandoro, che ha mandato in sofferenza i conti del gruppo. Si passa dalla nomina di Calabi come amministratore unico fino alla convocazione della contestata assemblea di marzo scorso, con all’ordine del giorno conti e aumento di capitale (approvati con l’ok di Ferragni e Barletta). Riunione durante la quale, come noto, è andato in scena un duro botta e risposta tra gli avvocati di Morgese e lo stesso Calabi proprio sui criteri di redazione del bilancio.