golssip gossip calcio Bettarini: “Non lavoro e mi godo la vita. Via da Milano per le rapine. Guardo partite mute”

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Bettarini: “Non lavoro e mi godo la vita. Via da Milano per le rapine. Guardo partite mute”

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Ex calciatori che ritiene amici?

«Con il tempo e l’esperienza ho imparato che il calcio così come lo spettacolo fatica ad avere amici veri. Si hanno amici di comodo, ho personalmente un concetto di amicizia un po’ diverso grazie a Dio».

Anche gli allenatori la consideravano poco professionale a causa del suo clamore fuori dal campo?

«Ho avuto molti allenatori nel mio trascorso da giocatore. Mazzone, Malesani, Prandelli, Spalletti, Trapattoni, Orrico, Scoglio, Fascetti, Bolchi, Novellino e tutti sono sempre stati prima uomini che allenatori, valutavano e vedevano quotidianamente quello che il singolo dimostrava in campo, dopodiché facevano le loro valutazioni».

Chi l’ha aiutata di più e chi invece l’ha ostacolata?

«Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno aiutato a diventare il

giocatore che sono diventato, chi per un verso chi per un altro, cercando di evidenziare i pregi ed andando a limare ed a plasmare i difetti o le mancanze».

Lei e Simona Ventura ben prima della coppia Totti-Blasi avevate affermato l’immagine del calciatore e della donna di spettacolo nella nuova era in Italia. Come andarono le cose? Anche per voi fu complicato gestire la relazione prima e dopo il matrimonio?

«Allora non c’erano i social media ma solo i giornali e chi li sapeva gestire al meglio, in quanto proprietario del mezzo (gossip) ne usciva al meglio».

Reality e tv l’hanno stancata?

«Ciò che mi ha stancato è “essere usato” per certi meccanismi».

Tornerebbe per qualche programma?

«Solo per parlare di calcio. È la mia risposta definitiva (ride, ndr)».

Appartiene alla nuova generazione di cinquantenni che si tengono in gran forma. In estate hanno creato molto seguito delle foto di Stefano Accorsi (54 anni) a petto nudo. Che stile di vita adotta?

«Non seguo diete particolari, credo che si debba mangiare un po’ di tutto nelle giuste quantità e fare sport per il tempo che una persona ha a propria disposizione».

In passato è finito sotto i riflettori per due vicende legate alla giustizia. Un’indagine nei suoi confronti per il calcioscommesse e poi la drammatica aggressione nei confronti di suo figlio.

«Nella prima vicenda alla quale fa riferimento sono stato coinvolto e squalificato per omessa denuncia dalla giustizia sportiva. In pratica avrei dovuto denunciare un mio ex compagno avversario per qualcosa che non è mai avvenuto, perché non avevano né intercettazioni né messaggi dove provare quanto sostenuto. Perché nella giustizia sportiva basta il sospetto per condannarti, non come quella ordinaria dove puoi difenderti e basarti su prove reali ed esistenti. Morale: a mio avviso, una grande buffonata. Sono stato assolto per non aver commesso il fatto. E purtroppo furono molto bravi i giornali a pompare notizie e accuse quando mi indagarono ma molto meno quando venni assolto. Una volta scagionato sono usciti dei trafiletti».

L'1 luglio 2018 suo figlio Niccolò venne accoltellato fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano. Per i quattro imputati condanne definitive dai 5 agli 8 anni. Uno gli disse «Ti ho riconosciuto, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo».

«Dico solo che sono disgustato della giustizia e che se quegli "animali" sono liberi dopo che hanno preso tentato omicidio con 13 coltellate non mi sorprende il mondo e la direzione che sta prendendo. Pare purtroppo che in Italia, venga permesso tutto».

Come vive suo figlio dopo quell’episodio?

«Con tanta rabbia, come può vivere un essere umano dopo tanta violenza subita e non punita».

Pensare alla violenza di quella vicenda e nella società di oggi la preoccupa in relazione a quello che può succedere a lei, ai suoi figli e magari un giorno a dei nipoti?

«Ho lasciato Milano nel 2015 definitamente dopo la seconda aggressione per rapina di un orologio che avevo subito. La prima in pieno centro, corso Garibaldi, stavo andando da un’amica e due individui con pistole e incappucciati hanno provato a rapinarmi senza riuscirci ma rischiai grosso. Ne uscii fortunatamente con qualche escoriazione e basta. La seconda uscendo dal garage di casa, stavo andando a Mediaset per partecipare a un programma di Federica Panicucci. Con la classica botta allo specchietto mi rapinarono portandomi via un orologio Rolex Daytona in platino dal valore di 50.000 euro. Da lì il mio cambio di vita, il trasferimento, per me Milano non era più una città sicura. Ci sono tornato solo per toccate e fughe e per lavori sporadici, non era una città sicura in quegli anni, figuriamoci adesso».