Una donna di 45 anni l'avrebbe perseguitata e insultata più volte sui social fino ad augurarle la morte: la denuncia dell'attrice
Madalina Diana Ghenea ieri ha incontrato al Tribunale di Milano la sua presunta stalker. Si tratta di una donna 45enne, che arriva dalla Romania come lei, che avrebbe perseguitato lei e la sua mamma. Entrambi si sono costituite parte lesa nell'udienza preliminare nei confronti della donna imputata di atti persecutori nei loro riguardi. «Quello che mi sconvolge è che si tratti di una donna», ha detto la modella.
Per mesi - come riporta il quotidiano La Stampa sarebbe stata sommersa da commenti offensivi sul suo fisico e in un altro caso la stalker le avrebbe augurato di morire. «Se fosse stata innocente avrebbe almeno detto qualcosa, magari avrebbe chiesto scusa», ha proseguito la Ghenea che vanta diverse collaborazioni in alcuni film e nel 2016 è stata anche tra le conduttrici di Sanremo. Diversi i flirt che gli sono stati assegnati tra cui quelli smentiti con Boateng e Zaniolo.
Da quanto si apprenda dall'ANSA secondo la denuncia i comportamenti dell'imputata avrebbero alterato la serenità e l'equilibrio psico-fisico della 37enne. In particolare nel 2021 creando profili Instagram con nomi di fantasia, la stalker avrebbe promosso una campagna mediatica denigratoria e minacciosa. Inoltre avrebbe assunto costantemente informazioni sugli impegni e sugli spostamenti dell'attrice che avrebbe visto sfumare anche delle occasioni di lavoro.
Udienza rinviata
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L'udienza è stata rinviata al 28 gennaio. In quel momento il gup Crepaldi deciderà se mandare la presunta stalker a processo o se proscioglierla con la difesa che ha sempre negato che l'imputata abbia inviato messaggi alla Ghenea, ma le sarebbero state rubate le credenziali di accesso ai suoi profili social. Ma la Ghenea vuole andare fino in fondo: «È una battaglia che porto avanti anche per altre vittime. Non è solo una cosa virtuale. Si sentono ogni giorno parole forti e cattiveria. Sicuramente un artista deve accettare le critiche ma desiderare la mia morte non è una critica».