Alcuni estratti dalla sua Lectio Doctoralis: "Il talento è un fatto di genetica, non lo si può allenare. Fare calcio mi ha aiutato a migliorare la relazione con gli altri, mi ha aiutato ad avere rispetto per le regole, per gli avversari e per i compagni". E ancora: "Essere un allenatore significa soprattutto saper ascoltare gli altri, i collaboratori e i giocatori, e poi prendere delle decisioni. Io cerco di trasmettere le mie idee attraverso la persuasione, e non imponendole. Sono calmo, tranquillo, paziente. Molto paziente. E, soprattutto, ho la fortuna di essere sorretto da una grande passione per questo sport. Una passione che avevo a quindici anni e che ho ancora oggi".
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