Intervistata durante la Milano Football Week, la presentatrice Dazn Diletta Leotta ha parlato di calcio ma anche del suo privato:
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Diletta Leotta: “Karius? Egoisticamente bello giocasse in Italia. Sul nome della bambina…”
Diletta, cosa l’ha colpita di più della festa del Napoli?
—«Uno striscione visto al Maradona durante la partita con la Salernitana. C’era scritto “amore senza fine”. Nel senso di amore incondizionato, passionale, in cambio di nulla. Solo amore, ecco. Mi ha fatto pensare molto. Viverlo in città è stato fantastico, un festeggiare continuo».
Spalletti, su Dazn, non è riuscito a trattenere le lacrime.
—«Si è lasciato andare e ha fatto bene. In fondo, questo scudetto se l’è meritato dopo anni di grande calcio. È una persona unica. Ho avuto la fortuna di intervistarlo in estate nella sua tenuta in Toscana. Ricordo che mi disse di essere arrivato a Napoli per creare nuovi leader. E alla fine ci è riuscito. Nessuno ha meritato questo titolo più di lui».
E di Napoli, forse. Dopo trentatré di attesa.
—«È stata la prima volta in cui la città ha bypassato la scaramanzia. La festa è iniziata diversi mesi fa. Mi ha emozionato vedere la gioia negli occhi della gente, soprattutto di Decibel Bellini, lo speaker dello stadio. Unico. Contro la Fiorentina è stata una giornata da cinema».
Un po’ come nel derby di Milano in semifinale di Champions. Come l’è sembrato?
—«L’ho visto da casa. Un altro spettacolo, e infatti l’Inter ha segnato due gol in dieci minuti. È emozionante vedere le italiane in semifinale di Champions, spero capiti ancora. È un periodo importante del nostro calcio, poi i nerazzurri hanno meritato. Occhio al Milan, però…».
Per lei non è ancora finita?
—«Esatto. Può succedere ancora di tutto. Sono gare incredibili».
Parliamo di “Linea Diletta”, dove intervista i protagonisti del calcio. Qual è il personaggio che l’ha incuriosita di più?
—«Cristiano Ronaldo, incontrato ai tempi della Juve. Ha una sorta di aura con cui riempie qualsiasi posto in cui va. Arriva prima la sua luce, poi lui. Quando gli chiesi cosa avesse imparato dell’Italia mi fece il classico gesto con le dita che si fa quando si parla di noi, agitando le mani».
Da Ancelotti a Maldini: la lista è lunga.
—«L’ultimo è stato Paulo Dybala, un gentiluomo del calcio. È un grande appassionato di scacchi. Durante l’intervista, parlando di questo, mi ha detto “io sono un pedone, non la regina”. Non me l’aspettavo da lui, da sempre sinonimo di qualità e di classe. E poi Barella, Maldini, Ancelotti, il primo realizzato, e infine Spalletti. A breve lo intervisterò da campione d’Italia a Castel Volturno, per chiudere un cerchio».
Come sta vivendo la maternità?
—«Ogni giorno scopro una cosa nuova. È un periodo molto bello della mia vita. Sono anche più sensibile, mi emoziono spesso. Quando ero a Napoli, durante la sfida con la Salernitana, ho pensato: “peccato che mia figlia non sia già qui con me a vedersi lo spettacolo”. Mi sarebbe piaciuto farle vedere i colori, l’amore, l’entusiasmo di una città».
Come ha conosciuto il suo compagno, Loris Karius?
—«Ero in un ristorante a Parigi con le amiche. Entra lui e dico, “ecco ragazze, è appena entrato l’uomo della mia vita”. Ho avuto ragione. Ogni tanto ne parliamo ancora. Tra l’altro, dentro il locale, non l’avevo riconosciuto».
Dica la verità: spera di vederlo giocare in Italia?
—«Egoisticamente sì, ma al tempo stesso gli auguro il meglio per la sua carriera. Parliamo di un ragazzo che ha saputo sempre rialzarsi».
Magari lo farà qui da noi, chissà.
—«Non nego che sarebbe bello vederlo giocare vicino a me, magari intorno a Milano o in Lombardia o in Liguria. Insomma, possiamo spostarci su tutto il Nord Italia, ma anche al Centro o al Sud. Sarebbe molto più comodo rispetto a Newcastle».
Ormai manca solo il nome della bambina.
—«È una grande diatriba, ma lo troveremo presto...».
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