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Di Gregorio: “Mio padre mi convinse a giocare. Ammiro la forza mentale dei tennisti”

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Michele Di Gregorio, portiere del Monza, nel corso di un’intervista concessa a La Stampa si racconta, dai suoi inizi ai suoi obiettivi per il futuro, parlando anche della sua vita privata: “Non avrei mai pensato di arrivare così in...
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Michele Di Gregorio, portiere del Monza, nel corso di un'intervista concessa a La Stampa si racconta, dai suoi inizi ai suoi obiettivi per il futuro, parlando anche della sua vita privata: "Non avrei mai pensato di arrivare così in alto quando mi chiamò l’Inter da bambino. Avevo 6 anni e mezzo, mi chiesero di aggregarmi per qualche allenamento in vista della stagione successiva. All’inizio non volevo andare, è stato mio papà Marcello a convincermi dicendomi di provare liberamente. Ogni tanto volevo smettere perché vincevamo con tanti gol di scarto ed ero impegnato poco".

Anche in quel caso dubbi superati.

"Mi ha convinto ancora papà dicendo che sarebbero arrivate sfide contro squadre più forti. Ho perso mio padre quando avevo 13 anni. A 16 mi sono tatuato il suo nome sull’avambraccio. Ha dovuto firmare l’autorizzazione mia mamma Agata: “Se è per papà, va bene”. Adesso l’ho convinta a tatuarsi le nostre iniziali sulle dita: A, M, M e la A di mia sorella Angela".

È appena diventato padre per la seconda volta.

"Riccardo dopo Marcello, il primogenito chiamato come mio papà. Ho conosciuto mia moglie Samantha a 16 anni a Corsico. Mi ha seguito a Renate. Non è stato facile perché lì avevo uno stipendio normale. Adesso viviamo a Sedriano vicino a mia sorella, mamma, nonna e zia. Ho bisogno di stabilità, cerco quello che mi è mancato. Quando torno da Monzello, se qualcosa è andato male, a casa azzero tutto. Se fossi da solo, i problemi mi mangerebbero dentro".

Fuori dal calcio?

"Ammiro la forza mentale dei tennisti. È una fonte di ispirazione per un portiere, solo davanti all’errore come loro. Mi affascina la capacità di ritrovare equilibrio dopo una fase negativa. Me ne sono reso conto andando a vedere le Atp Finals a Torino. Tifo per Sinner. Ma mi piace tantissimo Alcaraz per il suo mix tra colpo corto, capacità di lottare e grandi recuperi".

Il suo amico Dimarco.

"Siamo coetanei, abbiamo fatto tutta la trafila nell’Inter. Ci ritroviamo insieme a due ex compagni del vivaio: Enrico De Micheli e Nicolò Gazzotti. Loro hanno fatto altri percorsi dopo la Serie C, ma certi legami restano per tutta la vita. I tornei di una settimana lontano da casa a 14-15 anni non si dimenticano mai, come una gita scolastica".

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