L'ex attaccante sardo ha avuto modo di parlare e confrontarsi con la persona che provà a rapirlo 30 anni fa
Sono passati 30 anni da quando Fabrizio Maiello provò a rapire Gianfranco Zola, ai tempi calciatore del Parma. L'ex attaccante, nella giornata di ieri, ha incontrato per la prima volta quell'uomo, finendo anche per abbracciarsi. Tante le emozioni provate, come raccontato al Corriere della Sera: "Volevo sentire la sua genuinità. Avevo bisogno di guardarlo negli occhi. Dovevo vederlo, ascoltare la sua verità".
"All'inizio è stato un po' strano, c'era un po' di imbarazzo. Ci siamo stretti la mano, abbiamo parlato tanto. Lui ha pianto per tutto il tempo. Ho capito che di fronte a me c'era una persona che aveva sofferto e voleva rimettersi in pace con sé stesso. Mi ha colpito molto".
Ci dice di cosa avete parlato?
"Mi ha raccontato la sua storia. Ha aiutato una persona in carcere, si è dato da fare. Mi ha stupito anche il suo modo di palleggiare col pallone per ore in uno spazio stretto. Vedermi gli ha permesso di chiudere un cerchio".
Cosa si ricorda del giorno del tentato sequestro?
"Ero in giro con mia moglie, a Parma. Avevo notato che una macchina ci stava seguendo da un po', ma non ci avevo dato peso. Dovevo fare benzina, ci fermiamo al distributore e vedo che anche l'auto dietro di noi si ferma. Ho pensato volessero chiedermi un autografo e fossero titubanti, indecisi. Allora mi sono avvicinato e gli ho detto: "Ciao ragazzi, posso fare qualcosa? Vi posso aiutare?". Fabrizio Maiello è venuto verso di me, poi si è fermato e ha tirato fuori la sua carta d'identità, che gli ho firmato. Solo dopo ho saputo come, da tempo, stessero progettando il sequestro".