È cominciato questa mattina a Londra il processo al Manchester City, accusato dalla Premier League, di oltre 100 violazioni dei regolamenti finanziari
È cominciato questa mattina a Londra il processo al Manchester City, accusato dalla Premier League, di oltre 100 violazioni dei regolamenti finanziari: l'esito della vicenda giudiziaria e l'entità della pena sono totalmente imprevedibili, perché il caso non ha precedenti paragonabili. Già ribattezzato - con un eccesso di enfasi - il "processo del secolo", questa mattina all' International Dispute Resolution Centre si è svolta la prima udienza del procedimento che, secondo gli esperti, non si concluderà prima di 10 settimane.
Il momento della verità, per le sorti sportive - presenti e future - del Manchester City, il club più forte d'Inghilterra, vincitore degli ultimi quattro campionati. E da oggi imputato in un procedimento giudiziario dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. Al termine di una lunga fase istruttoria, iniziata sei anni fa, gli inquirenti della lega inglese hanno rinviato a giudizio il City per molteplici infrazioni delle norme finanziarie: sono addirittura 115 le presunte violazioni che i legali del club dovranno spiegare e giustificare. Infrazioni che l'accusa riassume in due macrocategorie: finte sponsorizzazioni e pagamenti (a calciatori e allenatori) in nero. Il City - dal 2008 di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti - ha sempre negato di aver violato alcun regolamento: una versione condivisa dal suo allenatore, Pep Guardiola: "Sono felice che si cominci, e so che ci saranno altre voci e novità a proposito della sentenza. Vedremo. So cosa la gente si aspetta. Lo leggo ormai da molti anni. Ma noi siamo a posto: tutti sono innocenti, finché non viene provata la loro colpevolezza".