A giudizio di Ventura, ancora, "la misoginia violenta e il linguaggio volgare, nella kermesse italiana nazional-popolare per eccellenza, non ci consentono più di soprassedere, in quanto si prende atto che l'odio per noi donne viene considerato ancora una volta un problema minore. Non ci si può voltare dall'altra parte e tacere - argomenta la consigliera di Parità riminese -. Dobbiamo piuttosto alzare la voce anche in nome di tutte quelle donne vittime dell'odio di uomini che dicevano di amarle, in nome di tutte le panchine rosse a loro dedicate, in nome di tutti i riti e i miti che ricorrono in date speciali. Non è consentito in nome di una mistificazione dell'arte; non è arte l'inno all'odio, avallato con violenza, insulti e disprezzo".

Da qui, puntualizza nella lettera, l'invito al Cda della Rai "a prendere atto di tanta incoerenza e del cortocircuito culturale, i cui effetti diseducativi si riverberano anche sui giovani che seguiranno la manifestazione canora. Per contro, se dovesse essere confermata la linea programmata - conclude Ventura - l'invito a ogni uomo e a ogni donna è quello di spegnere la televisione durante la canzone di Masini".
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