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Velasco: “Il mondo è ancora maschilista, ma la rivoluzione delle donne avanza”

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Il commissario tecnico della Nazionale femminile italiana di volley si racconta dopo l'oro conquistato alle Olimpiadi
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Julio Velasco, commissario tecnico della Nazionale femminile italiana di volley, nel corso di un'intervista concessa al Corriere della Sera si è raccontato dopo l'oro conquistato alle Olimpiadi, fra infanzia e temi di attualità: "Il mio primo ricordo è mia madre che cucina o corregge i compiti degli alunni".

Lei si sente argentino o italiano?

"Entrambi. Non è difficile: al mondo non esistono due popoli più simili. La differenza è che gli italiani hanno la saggezza ma anche il pessimismo dei vecchi. Gli argentini sono sognatori come gli adolescenti. Hanno l’ottimismo dei popoli giovani".

In Argentina c’era una dittatura militare.

"Tra il ’73 e il ’76 ci fu una parentesi democratica, con fortissime tensioni politiche tra l’ala di destra del peronismo e l’ala diciamo di sinistra. C’è stata moltissima violenza".

Poi, il 24 marzo 1976, il golpe.

"Il peggiore della nostra storia, il più spietato, sanguinoso, retrogrado. I militari iniziarono ad arrestare persone, a torturarle, a farsi dare nomi di altre persone e a farle scomparire. Facevano partorire le ragazze incinte, ammazzavano la mamma e regalavano o vendevano i bimbi. Arrestavano illegalmente le persone delle liste che davano i torturati, le torturavano e si facevano dare altri nomi. Qualcuno indicò ex militanti che ormai avevano lasciato: mio fratello Luis fu preso così. Viveva con nostra madre, andarono a prenderlo a casa, alle tre del mattino".

Chi era suo fratello?

"Uno studente di medicina. Scomparve per un mese e mezzo. Fu terribile, ne uscì devastato. Quando tornò non era più lo stesso. E neppure la mamma era più lei. Luis si esiliò prima in Perù e dopo in Spagna. È morto giovane, per malattie che secondo me erano anche causate da qualcosa che si era rotto dentro di lui. Mio fratello fu testimone nei processi che si svolsero con il ritorno della democrazia nel 1983".

Lei ha perso amici nella repressione?

"Ho perso i miei due migliori amici. Con Rafael Tello eravamo insieme al liceo: anarchico, figlio di italiani, sparì con i due fratelli. Con Guillermo Micelli studiavamo insieme Filosofia: giocatore di rugby e pallavolo, lo uccisero davanti alla moglie incinta e al figlio di due anni. E poi Miguel Lombardi, mio compagno di squadra di volley, e tanti altri...".

Lei come si è salvato?

"Lasciai La Plata per Buenos Aires, dov’era più facile passare inosservati. Pochi sapevano che ero andato nella capitale e nessuno conosceva il mio indirizzo. I primi due anni sono stati molto duri, poi la pallavolo mi ha salvato: ho cominciato ad allenare bambini e a innamorarmi del mio lavoro. All’inizio per mantenermi ho fatto di tutto, anche le pulizie".

Lei ha vinto il primo oro olimpico del volley italiano...

"Non io: è stata una grande vittoria di squadra".

Cosa diceva alle ragazze per motivarle? Che erano le più forti?

"Dicevo che dovevano essere autonome e autorevoli. Che eravamo forti, però dovevamo dimostrarlo ogni volta. Una partita non è una sfilata di pregi, è un confronto. Spesso prima delle partite uno si sente nervoso, gli sudano le mani, sente lo stomaco chiuso. Nel Luna Park la gente paga per andare sulle montagne russe, per sentirsi male. In realtà paga per sentire una emozione forte. Ecco, all’Olimpiade è lo stesso".

Una sua atleta si è mai innamorata di lei?

"Che io sappia, no".

E lei si è mai innamorato di una sua atleta?

"No. Io con gli atleti metto una certa distanza. L’allenatore non deve essere amico dei suoi giocatori. Non devono fare come i genitori che vanno alle feste dei figli e si mettono a ballare pure loro".

Altre regole?

"Mai permettere a nessuno di parlare male di un compagno".

Che differenza c’è tra allenare gli uomini e le donne?

"Le donne hanno il terrore di sbagliare; perché per millenni hanno pagato gli errori con le botte degli uomini. Quindi a volte vanno incoraggiate. Per il resto sono straordinarie, e imparano straordinariamente in fretta".

L’Italia è ancora maschilista?

"Il mondo è ancora maschilista, ma la rivoluzione silenziosa delle donne avanza. Ha notato che ai bagni degli aeroporti c’è sempre la coda in quelli delle donne e mai in quelli degli uomini? Sa perché?".

Perché?

"Perché li ha progettati un uomo. Che non sa o non tiene conto che le donne hanno bisogno di più spazio".

Lei crede in Dio?

"Ci credevo".

Cosa c’è nell’aldilà?

"Credo niente. Penso che per molta gente sia una consolazione importante di fronte alla propria morte o quella di esseri che amiamo molto. Di noi resterà solo il ricordo, e neppure per tanto tempo".

Ha paura della morte?

"No. Spero sia veloce e inaspettata. Che mi colga mentre sto facendo una cosa nuova o risolvendo un problema. L’idea della pensione mi fa orrore. Invidio gli artisti, che in pensione non vanno mai".