Per esempio?
"Per esempio la mia linea di abbigliamento sportivo e poi i campus per ragazzi".
Non si vede come allenatrice? Non vorrebbe portare una ginnasta a raggiungere i suoi stessi grandi traguardi?
"No. O meglio, mi piace l'idea di trasferire la mia esperienza e le mie conoscenze ad altre ginnaste ma non penso che riuscirei più a stare troppe ore in palestra, dalla mattina alla sera e poi gli impegni di gara. L'ho fatto per troppo tempo, ora vorrei cambiare. Penso piuttosto a delle masterclass, o delle collaborazioni, ma seguire una ginnasta è troppo impegnativo".
Torniamo alla libertà di cui parlava. Quali sono le cose che apprezza, o che ha intenzione di fare che prima non poteva permettersi.
"Non c’è nulla in particolare, ma allo stesso direi: tutto. Quando ero in attività, non riuscivo mai a staccare dalla mia vita da atleta. Anche nel tempo libero o in qualche breve vacanza la mia vita era sempre condizionata dal fare la vita da professionista, non mi sentivo mai davvero libera o rilassata".
Per un periodo ha anche sofferto di disturbi del comportamento alimentare, e ha condiviso la sua storia.
"Sì, quando me la sono sentita ho voluto parlare di quello che ho vissuto perché potesse essere di aiuto ad altre persone. Ora non è più un tabù e anche la ginnastica è cambiata molto. C'è attenzione, ci sono team dedicati per seguire al meglio le ginnaste, dietologi, psicologi. Ed è giusto così".
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