Vanessa Ferrari ha annunciato il suo ritiro dalla ginnastica. L'ormai ex ginnasta ha spiegato nel corso di un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport i motivi della sua scelta: "Non dovete essere tristi. Non lo sono neanche io perché se mi guardo indietro ho avuto una carriera bellissima, ho fatto esperienze meravigliose. Quando mi sono fatta male prima di Parigi, come vi avevo detto questa estate, dentro di me avevo capito che era il momento di dire basta. Di andare avanti".
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Vanessa Ferrari, addio alla ginnastica: “Carriera bellissima, non ho rimpianti”
Nessun rammarico?
"No, non ho rimpianti. Se mi guardo indietro, penso riscriverei la mia storia allo stesso modo. Magari con qualche acciacco di meno, perché devo ammettere che nella mia vita sportiva sono stata piuttosto sfortunata da questo punto di vista. Una cosa sola avrei voluto, salutare i tifosi dalla pedana olimpica. Fare un’ultima gara importante. Ecco, per Parigi ho sofferto davvero".
Sentiva che avrebbe potuto fare grandi cose?
"Ero pronta. Avrei potuto giocarmi le mie carte un’ultima volta. Ma è andata così. Mi spiace perché avei voluto mostrare a tutti quello che avevo preparato, le musiche, la coreografia. In fondo quello che noi ginnaste amiamo di più è mostrare a tutti il frutto del nostro lavoro".
A proposito di eredi, ci sono progetti di famiglia con Simone Caprioli, il suo fidanzato e manager?
"No, diciamo che di questo argomento ancora non si parla. Ho appena smesso con anni di palestra e allenamenti, vorrei dedicarmi ad alcuni progetti che mi stanno molto a cuore".
Per esempio?
"Per esempio la mia linea di abbigliamento sportivo e poi i campus per ragazzi".
Non si vede come allenatrice? Non vorrebbe portare una ginnasta a raggiungere i suoi stessi grandi traguardi?
"No. O meglio, mi piace l'idea di trasferire la mia esperienza e le mie conoscenze ad altre ginnaste ma non penso che riuscirei più a stare troppe ore in palestra, dalla mattina alla sera e poi gli impegni di gara. L'ho fatto per troppo tempo, ora vorrei cambiare. Penso piuttosto a delle masterclass, o delle collaborazioni, ma seguire una ginnasta è troppo impegnativo".
Torniamo alla libertà di cui parlava. Quali sono le cose che apprezza, o che ha intenzione di fare che prima non poteva permettersi.
"Non c’è nulla in particolare, ma allo stesso direi: tutto. Quando ero in attività, non riuscivo mai a staccare dalla mia vita da atleta. Anche nel tempo libero o in qualche breve vacanza la mia vita era sempre condizionata dal fare la vita da professionista, non mi sentivo mai davvero libera o rilassata".
Per un periodo ha anche sofferto di disturbi del comportamento alimentare, e ha condiviso la sua storia.
"Sì, quando me la sono sentita ho voluto parlare di quello che ho vissuto perché potesse essere di aiuto ad altre persone. Ora non è più un tabù e anche la ginnastica è cambiata molto. C'è attenzione, ci sono team dedicati per seguire al meglio le ginnaste, dietologi, psicologi. Ed è giusto così".
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