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Tamberi: “Io leggenda? Lo accetto. 2024 pesante, potrei vincere a LA 2028 ma…”

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Non le viene voglia di continuare?

«L’Olimpiade era l’ultima gara della carriera nella mia testa e sono ancora dispiaciuto perché so che in quella condizione fisica avrei vinto l’oro. Adesso devo capire se il mio corpo è ancora in grado di sostenere quei carichi, parlo di degenerazione dei tessuti: sono sicuro che non avrei problemi a fare un’altra stagione al cento per cento fino ai Mondiali di Tokyo (13-21 settembre), ma pensare fino a Los Angeles è più complicato».

Cos’altro la frena?

«Non riesco a dire “intanto facciamo un anno e poi vediamo”: sembrerebbe che non so cosa fare, che alla prima difficoltà finisce che tiro i remi in barca. E di difficoltà ora ce ne sarebbero cento, ai 36 anni mille. Se non dici a te stesso che ci proverai fino alla fine, rischi di mollare. È vero che anche a Tokyo ho vinto così, senza guardare il percorso di avvicinamento, altrimenti mi sarei fermato dopo un anno e mezzo. E comunque fino a due mesi prima non avevo alcuna possibilità di farcela».

All’Università di Urbino, che le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze dello sport, ha detto: «Ho fatto tutti i conti sulle probabilità che avrei di vincere le Olimpiadi a Los Angeles». Cos’ha scoperto?

«Che non si tratta di una possibilità su un milione. Sono tante e sono concrete. Mi frena la paura di rifare tutto quello che ho fatto e di prendere un’altra botta forte. Sarà che ho meno incoscienza di qualche anno fa, nel bene e nel male».

La campionessa di sci Sofia Goggia è appena tornata al successo dopo dieci mesi di stop per un grave infortunio. Temeva di non farcela e si è fatta aiutare anche da una psichiatra.

«Tanto di cappello a Sofia. Anche io nel 2016 mi ero fatto aiutare, nel mio caso da un mental coach. Ma adesso è diverso, sono a fine carriera. Ho dedicato quindici anni all’atletica, mi sono rotto una caviglia, ho ripreso, ho vinto a Tokyo e da lì ho messo in pedana i miei tre anni migliori e la mia vita, che poi è quella dei miei cari. A Los Angeles non potrei mai stare come stavo a Parigi, ma lotterei per qualcosa di importante».

Chiara cosa ne pensa?

«Chiara! Diglielo tu... (voce fuori campo: “Non vorrei che smettessi così!”). In realtà non mi dice nulla perché non vuole condizionarmi, ma non è che se rinuncio adesso mi lascia».

Mamma Sabrina vorrebbe che lei non continuasse.

«Mi vuole un bene dell’anima e sa i sacrifici che ho fatto. Non ho mai avuto un vero talento, dietro ai tanti risultati c’è sempre stato un lavoro immenso, compreso quello fisico di cui si parla tanto, che in realtà è il più piccolo. Le scelte, la volontà, quell’aggiungere anche solo un millimetro alla volta ai propri obiettivi...».