Si sente fortunato ad aver individuato il suo grande talento?
"Essere riusciti a farlo presto è una fortuna, ma questa da sola non basta. Io l’ho coltivata e ci ho sbattuto la testa, altrimenti non avrei vinto nulla. Dopo quel bruttissimo infortunio avrei potuto reagire male, invece ci ho messo tutto me stesso fino a che non sono riuscito a vincere quella medaglia che il destino mi aveva tolto".
Frequenta ancora gli amici d’infanzia?
"Sì, i miei veri amici. E saranno tutti a Parigi. Avevano preso i biglietti per Rio ed è andata come è andata, poi quelli per Tokyo e c’è stata la pandemia… Può ancora succedere di tutto, ma al momento conto di averli vicino a me durante la gara. Il legame che hai con le persone con cui sei cresciuto è diverso da tutto".
Progetti per il dopo Parigi?
"Esiste un dopo Parigi? Per me l’11 agosto 2024 è tipo la fine del mondo dei Maya". Ride.
Questo è chiaro, ma nella remota ipotesi in cui non cascasse un meteorite, conferma di voler diventare papà?
"È qualcosa che io e mia moglie Chiara desideriamo tanto. Prima di Parigi sarebbe stato bellissimo, ma mi sarei dovuto dividere tra il mio impegno di atleta e quello di padre, due cose cui do priorità massima, quindi difficili da conciliare. Non volevo rinunciare a viverne pienamente nessuna".
Messaggio ricevuto. Prossima domanda: musica, libri, serie tv, dove trova un po’ di svago?
"Ascolto moltissima musica, soprattutto in allenamento. È una di quelle cose che aiuta a tirar fuori la motivazione anche in momenti più difficili. La disciplina è scontata a certi livelli, spesso si fa più fatica a trovare la giusta motivazione e in questo la musica mi aiuta. Sento di tutto, dai Red Hot Chili Peppers a Martin Garrix, da Avicii a Brusco, fino agli Articolo 31, dipende dall’umore che ho e da cosa cerco".
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