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Tamberi: “Diventare padre? Prima di Parigi sarebbe stato bellissimo, ma sarebbe stato difficile”

Tamberi: “Diventare padre? Prima di Parigi sarebbe stato bellissimo, ma sarebbe stato difficile” - immagine 1
La stella italiana del salto in alto, portabandiera azzurro alle Olimpiadi, racconta i suoi progetti privati futuri
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Gianmarco Tamberi,  stella italiana del salto in alto e prossimo portabandiera azzurro alle Olimpiadi, ha raccontato i suoi pensieri in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport: "Quanto sono ossessionato dall'Olimpiade? Se la scala è da 1 a 10, vi dico subito che 10 è troppo poco. Quella gara è l’unica cosa a cui penso e che voglio, tutto le gira intorno".

Indossare l’azzurro le fa un po’ effetto- Superman che si cambia nella cabina telefonica?

"Esattamente, quel colore e la scritta Italia mi rendono un’altra persona. Già dal risveglio mi sento diverso, sono molto più sicuro di me, mi sento il più forte. E questa situazione un po’ paradossale fa sì che il giorno della gara faccia fatica a stare con le altre persone, a confrontarmi con gli amici e persino con mia moglie Chiara, perché mi dà fastidio l’idea di avere una personalità tanto forte che generalmente non mi appartiene, ma che credo sia indispensabile per raggiungere certi obiettivi".

A Tokyo abbiamo visto il gesso, a Roma le molle. Per Parigi ha già pensato a qualcosa?

"Non sono cose che preparo così in anticipo, poi vedremo… Se andrò in pedana con metà barba, i capelli blu o senza nessun segno distintivo non lo so, dipende da come mi sentirò i giorni prima della gara. Di certo, a me piace divertirmi e far divertire il pubblico che è lì o la gente che mi segue da casa, vorrei sempre lasciare un ricordo indelebile anche oltre la performance".

A proposito di pubblico, felice del ritorno dei tifosi allo stadio?

"Tantissimo, sono uno che vive dell’energia del pubblico, non so come io abbia fatto a Tokyo a saltare così in alto senza quello che è stato sempre per me un pilastro delle mie gare".

Si sente fortunato ad aver individuato il suo grande talento?

"Essere riusciti a farlo presto è una fortuna, ma questa da sola non basta. Io l’ho coltivata e ci ho sbattuto la testa, altrimenti non avrei vinto nulla. Dopo quel bruttissimo infortunio avrei potuto reagire male, invece ci ho messo tutto me stesso fino a che non sono riuscito a vincere quella medaglia che il destino mi aveva tolto".

Frequenta ancora gli amici d’infanzia?

"Sì, i miei veri amici. E saranno tutti a Parigi. Avevano preso i biglietti per Rio ed è andata come è andata, poi quelli per Tokyo e c’è stata la pandemia… Può ancora succedere di tutto, ma al momento conto di averli vicino a me durante la gara. Il legame che hai con le persone con cui sei cresciuto è diverso da tutto".

Progetti per il dopo Parigi?

"Esiste un dopo Parigi? Per me l’11 agosto 2024 è tipo la fine del mondo dei Maya". Ride.

Questo è chiaro, ma nella remota ipotesi in cui non cascasse un meteorite, conferma di voler diventare papà?

"È qualcosa che io e mia moglie Chiara desideriamo tanto. Prima di Parigi sarebbe stato bellissimo, ma mi sarei dovuto dividere tra il mio impegno di atleta e quello di padre, due cose cui do priorità massima, quindi difficili da conciliare. Non volevo rinunciare a viverne pienamente nessuna".

Messaggio ricevuto. Prossima domanda: musica, libri, serie tv, dove trova un po’ di svago?

"Ascolto moltissima musica, soprattutto in allenamento. È una di quelle cose che aiuta a tirar fuori la motivazione anche in momenti più difficili. La disciplina è scontata a certi livelli, spesso si fa più fatica a trovare la giusta motivazione e in questo la musica mi aiuta. Sento di tutto, dai Red Hot Chili Peppers a Martin Garrix, da Avicii a Brusco, fino agli Articolo 31, dipende dall’umore che ho e da cosa cerco".