A Silvia Toffanin che gli chiede il motivo per il quale non abbia voluto usufruire del rito abbreviato per dimostrare di essere pulito, Signori risponde: “Non volevo cadere in una prescrizione che poteva sembrare una sorta di resa. Rimanere in quel grigiore non è mai facile, volevo dimostrare a tutti i costi la mia innocenza. E questa sentenza definitiva ora mi permette di respirare”.
L’ex attaccante rivela che solo grazie alla vicinanza dei suoi cari non è arrivato a pensare a gesti estremi: “Non sono arrivato a ipotizzare di fare cose così brutte ma ho vissuto grandi difficoltà. Non dormivo e non riuscivo più a guardare la televisione perché avevo paura potessero arrivare delle notizie. Mi sono chiuso in me stesso e in quei momenti l’amore della mia famiglia è stato determinante”.
Una vicenda giudiziaria molto provante anche dal punto di vista fisico per Signori che ha rischiato di morire nel 2019 per un’embolia polmonare: “È successo tutto all’improvviso: dopo aver fatto una radiografia per un dolore alla schiena il dottore mi disse che dovevo fare subito un elettrocardiogramma. Durante questa visita il cuore è impazzito e stavo per avere un infarto. Per fortuna ero già in ospedale”.
Dopo l’assoluzione, adesso Signori non ha dubbi e immagina il suo futuro di nuovo nel mondo del calcio: “Mi piacerebbe lavorare in un settore giovanile. Ho il patentino per allenare in qualsiasi categoria, ma visto che ho cinque figli forse i bambini mi darebbero più soddisfazione”.
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