Qual è l'immagine che le fa più male?
«Una delle immagini più strazianti per me è quella dei piccoli pazienti negli ospedali pediatrici, feriti dalla guerra, e di intere città che sono state cancellate dai bombardamenti a tappeto. Per quanto riguarda i miei legami emotivi personali, direi lo stadio Sonyachniy distrutto a Kharkiv. Era stato costruito per Euro 2012 e simboleggiava la speranza, l'unità e la gioia del calcio. Oggi è in rovina e ricorda la devastazione causata dalla guerra. Per far sì che il mondo comprenda la profondità di questa perdita, abbiamo portato un pezzo della tribuna dello stadio Sonyachniy a Euro 2024. È già stato esposto in città come Düsseldorf, Monaco, Berlino e Parigi. Vedere questo frammento di devastazione ha commosso migliaia di persone, ricordando loro il costo della guerra e la resistenza dell'Ucraina».
Cosa si aspetta razionalmente per il 2025?
«Nel 2025 mi aspetto una crescita e un progresso continui per il calcio ucraino, nonostante le sfide che dobbiamo affrontare. La situazione è difficile, ma le nostre squadre nazionali, sia senior che giovanili, si stanno dimostrando molto promettenti. Lavoreremo duramente per garantire che il calcio ucraino diventi più forte sulla scena internazionale, concentrandoci sullo sviluppo dei giovani talenti e sul raggiungimento del successo nelle competizioni europee e mondiali. Inoltre, prevedo lo sviluppo del calcio di base, adattativo e soprattutto per amputati, sfruttando il potere di questo sport per superare i traumi emotivi e fisici della guerra».
L'Occidente è stato vicino all'Ucraina, ma ora non teme che ci sia un'abitudine alla guerra e un graduale abbandono del vostro Paese al proprio destino?
«Il sostegno dell'Occidente è stato fondamentale per aiutare l'Ucraina a difendersi e a sostenere i valori di libertà, democrazia e unità. Tuttavia, col tempo, l'attenzione globale potrebbe spostarsi. Per evitare che ciò accada, dobbiamo continuare a condividere la nostra storia, sottolineando che la guerra non è solo locale, ma una battaglia per principi universali. Mostrando la resilienza del nostro popolo e la posta in gioco globale, possiamo mantenere l'Ucraina sotto i riflettori internazionali. Uso la mia voce e la mia piattaforma per raccontare al mondo la nostra lotta»
Le fa male vedere che il calcio va avanti, con i soliti problemi e le solite controversie, mentre le squadre ucraine sono costrette a giocare in esilio, quando pure giocano?
«Il calcio è sempre stato più di un gioco per gli ucraini. Vedere il calcio continuare come sempre in altre parti del mondo, mentre le nostre squadre sono costrette a giocare in esilio o in condizioni straordinarie, è un forte promemoria di ciò che stiamo vivendo. I nostri club e i nostri giocatori hanno dimostrato un'incredibile determinazione, rappresentando l'Ucraina sulla scena internazionale nonostante sfide inimmaginabili. Non giocano solo per i trofei, ma per ricordare al mondo la lotta e la resilienza dell'Ucraina».
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