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Sgarbi: “Ora devo occuparmi del mio corpo. “Capra”? Non lo dico più, quel tipo…”

Sgarbi: “Ora devo occuparmi del mio corpo. “Capra”? Non lo dico più, quel tipo…” - immagine 1
In occasione dell'uscita del suo nuovo libro "Natività, Madre e figlio nell'arte", Vittorio Sgarbi si racconta al Corriere
Gianni

"Natività, Madre e figlio nell'arte". È il titolo del nuovo libro di Vittorio Sgarbi che torna al termine di un anno complesso, cominciato con le sue dimissioni da Sottosegretario alla cultura e continuato con una serie di indagini sui suoi conflitti di interesse. "Ho dovuto rispondere di un conflitto che è un conflitto con la natura stessa della mia vita, cioè quello che avevo sempre fatto, conferenze discorsi mostre: mi sembrava confacente alla funzione, non era estraneo", dice Sgarbi intervistato dal Corriere della Sera.

Soddisfatto di questa vita più appartata, o le pesa aver rinunciato all'impegno politico? 

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«Certamente mi piace riguardare le opere d'arte e metterle insieme. Ma mi manca la possibilità di prendere decisioni in merito a questioni relative alla salvaguardia del patrimonio e alla difesa del paesaggio, alla grande bellezza. Le riunioni che si facevano rispetto alle questioni che rimangono irrisolte e che sono un po' distanti dalla mentalità di chi guida un Ministero». 

 

È tempo di bilanci. Ha detto, in un podcast di Luca Casadei, che dopo l'operazione alla prostata non ha più l'effervescenza sessuale; com'è questo periodo? 

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«Adesso sono molto concentrato sulla lettura di queste cose che sono diventate poi il libro. Quindi è un tempo di intimismo». 

Lei si rifugia nella cura, nell'accudenza. Nel libro Natività cerca l'essenza di questo rapporto. 

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«Nell'arte è il tema vitale, da quella bizantina fino al Trecento/Quattrocento con il tema della Madonna con il bambino cui si cerca di intendere la natura quotidiana, di vita semplice con rapporti e gesti affettuosi che si muovono dalla madre al bambino: sono la parte più singolare di questa grande tradizione pittorica, umanizzare il divino. Il libro evidenzia alcuni capolavori interpretati non nella dimensione dell'arte, ma nella dimensione della umanità come nell'Adorazione dei pastori di Caravaggio, questa donna che sta lì nel fango proteggendo un bambino dal freddo con dei pastori che sono figure di un mondo che non ha nessun riscatto, non sono chiamati dalla cometa ma sono quelli che si trovavano lì in quel momento hic et nunc , in una dimensione naturale ma soprattutto che toglie loro ogni privilegio: in Caravaggio non c'è privilegio». 

Ha sempre detto che non voleva diventare padre. 

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«Ho sempre sentito che i figli sono delle madri, e che quindi la funzione del padre è una funzione di osservazione, di assistenza esterna, di presenza silenziosa e di appoggio. Nel libro riporto un passaggio della Prima notte di quiete di Zurlini, mio amico, in cui Delon e Sonia Petrovna dialogano davanti alla Madonna del parto di Piero. Lei chiede: "lei vorrebbe avere un figlio?" e lui: "Non ne ho più la volontà, il coraggio, la fantasia. Ho scordato troppe cose"». 

Ma ora è grato alle signore che, nonostante lei, hanno fatto nascere i suoi tre figli? 

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«Direi che sono soddisfatto della bella opera». 

Recentemente Giampiero Mughini ha detto al Fatto quotidiano che per stare in prima fila lei avrebbe fatto anche la ballerina. 

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«Beh, se avessi avuto diciamo gli strumenti tecnici per farlo in maniera non dilettantesca, anche fare la ballerina avrebbe avuto un significato. È una bella battuta».

Sgarbi: “Ora devo occuparmi del mio corpo. “Capra”? Non lo dico più, quel tipo…” - immagine 1

E comunque il ballo richiede apprendistato, rigore e controllo del corpo. In questo periodo di malattia diceva che è cambiato il rapporto con il suo corpo. Fa fatica? 

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«Sì, prima il mio corpo non lo vedevo neanche, nel senso che non mi occupavo di lui. Adesso devo vedere se riesco a dormire bene, se riesco ad andare in bagno, ho un dialogo con il corpo che non avevo avuto mai».

Oltre all'assillo della manutenzione primaria quotidiana, che piani ha? 

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«Il progetto per una mostra sull'arte e la vecchiaia, la dovevamo progettare per il Giubileo, abbiamo rimandato, sono i grandi capolavori degli artisti negli anni tardi. Tiziano, Michelangelo...». 

Per esempio i figli, li ha visti di più? 

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«Sì, li ho visti in tempi recenti con più frequenza. E provo soddisfazione per la loro volontà di fare e dare forma alla loro vita. Vedere crescere la progettualità».

E quindi se dovesse definire la sua situazione adesso come la definirebbe, perché non è lo Sgarbi pirotecnico, irruento, incurante, sempre all'attacco di un tempo. Quante volte al giorno dice «capra capra capra»? 

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«Adesso no non lo dico più». 

Perché?

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«Perchè faceva parte del divertimento, del gioco che in questo momento non c'è. Ma comunque qualche volta lo penso».