Daniele Scardina, l'ex campione di pugilato, ha recentemente pubblicato un libro che racconta la sua storia di vittorie e ko, sul ring come nella vita. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, le sue prime parole sono sui progressi dopo l'emorragia cerebrale che lo ha colpito quel 28 febbraio di due anni fa. Progressi che i medici definiscono sorprendenti e lui "un miracolo di Dio. Mi raccomando, Dio in grande".


news
Scardina: “Un miracolo di Dio. Mi manca camminare, alla fine ci riuscirò. Con Diletta…”
Qual è l’ultima cosa che ricorda di quel giorno lì?
"Purtroppo nulla. Ma se mi aiutano a farlo, alcune cose mi tornano in mente. Fui fortunato, all’Humanitas (l’ospedale d’eccellenza alla periferia di Rozzano, ndr) la sala operatoria era libera e di turno c’era la migliore equipe. Ricordo, invece, il mio risveglio due mesi dopo".
Poi la riabilitazione.
"In clinica, in Brianza. Lì male. Le prime terapie davvero pesanti. All’inizio non parlavo, non mangiavo, era mamma a imboccarmi con bocconi piccoli piccoli, come un bambino".
La giornata tipo di Daniele oggi?
"Mi sveglio, do grazie al Signore, colazione, poi comincia la terapia con Ermes e Pietro, l’allenatore e il fisioterapista che sono stati sempre con me, anche quando combattevo. Mi riposo un po’ e torno agli esercizi. Sto qui in casa. Due volte a settimana vado in ospedale, al San Raffaele. Mi manca ancora poter camminare, ma mi alzo, faccio già dei passi col deambulatore. Alla fine, ci riuscirò".
C’è sempre Dio nelle sue parole, quanto conta la fede?
"È tutto, la fede è entrata nella mia vita quando mi allenavo a Miami, mi portarono in una chiesa evangelista e fu come un colpo di fulmine. La Bibbia lo dice: “Conoscerai la verità e ti renderà libero”. Da cosa? Da tutte le schiavitù a cui siamo sottomessi".
Eppure King Toretto ha rischiato di essere schiavo dello star system, dell’apparire.
"Ero più di un pugile, ero un personaggio. Di questo non è rimasto nulla: fa parte della mia vita, e non rimpiango né rinnego".
Vicino alla scena rap: Sfera Ebbasta, Gué Pequeno, Mahmood, Ghali... Li sente ancora?
"Sfera è un amico, lui c’è sempre. Gué un po’ meno, gli altri no. Sarebbe bello tornare su un palco con loro, magari al Forum qui vicino: ci vorrei senz’altro Sfera, magari Marcell Jacobs".
Venti incontri vinti e uno solo perso, pochi mesi prima dell’aneurisma: un periodo difficile della carriera?
"Sì, era un periodo triste. Avevo perso con Giovanni De Carolis per il titolo WBO, ma di quel match oggi non ricordo nulla: arrivai male, costretto a dimagrire per stare nel peso. Probabile che da lì sia nato il mio male, a furia di togliere liquidi e di prendere colpi, vai a sbattere".
E la storia con Diletta Leotta?
"Era finita da un po’, vivevo concentrato sul mio cammino. È stato un amore vero, importante, ma di questo io non vorrei parlare".
Continua a seguire la boxe? Per esempio l’incontro Tyson-Paul?
"Quello proprio no: una cavolata. Seguo poca roba, ma anche prima era così: la boxe mi piaceva farla. La passione per l’Inter, invece, quella c’è sempre anche se sono meno attento".
"A Rozzano, prima o poi la strada ti chiama”, si legge nel libro e si accenna a qualcosa di sbagliato da cui si è salvato. Di che si tratta?
"Posso dirlo?".
È passato tanto tempo e lei ha vissuto di peggio.
"Piccolo spaccio, furtarelli, cose così. Ma c’è stato il pugilato ad allontanarmi, a darmi disciplina. Ai ragazzi di periferia come sono stato io vorrei dire di comportarsi bene, di seguire i propri sogni. Con amore soprattutto".
Scardina è stato sinonimo di chi ce l’ha fatta per tanti a Rozzano...
"Sono stato un aiuto per i ragazzi bisognosi e vorrei ancora esserlo. È quasi pronta la mia palestra, si chiamerà Scardina Team Academy, ci sarà mio fratello e altri maestri mi daranno una mano, potrei riuscire a portarli lì. C’è tutto, mancano solo delle robe burocratiche".
A proposito di burocrazia: aiuti dalle autorità?
"Pochi. Comune e Aler avevano promesso di installare un montascale: non se n’è saputo più nulla. C’è sempre bisogno che mamma e Giò mi portino giù e io sono pesante. Mi piacerebbe uscire un po’, ma quei sette scalini... Sette che poi è anche il mio numero fortunato. La mia seconda vita potrebbe cominciare davvero".
© RIPRODUZIONE RISERVATA