
"Gli artisti devono avere la massima libertà di espressione anche quando è scomoda per qualche potente, ma altro è sfidare il potere e altro è accanirsi su chi il potere lo subisce. Tony Effe non contesta potenti né trasgredisce a norme sociali, al contrario avalla con la violenza, l'insulto e la minaccia l'ingiustizia alla base della società: il disprezzo per le donne. Convalidare questo come 'controcultura' rende ipocrite tutte le intitolazioni a Giulia Cecchettin e alle altre donne assassinate, anzi rinnova negli uomini quel senso di 'licenza di uccidere' che ogni anno si concretizza in centinaia di femminicidi. Questo particolare cantante non è il primo a esprimere misoginia violenta ma ne ha addirittura alzato il livello e non siamo disposte a soprassedere. Dal palco di Sanremo - concludono le donne di Dichiariamo - non si tollererebbero messaggi razzisti, omofobi o di intimidazione mafiosa. Prendiamo atto che l'odio per noi donne è ancora considerato un problema minore, di maleducazione. E non passa inosservato ai nostri occhi".
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