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Renato Zero: “Musica puttana meravigliosa. Che stima per Bowie e John. Non amo più gli stadi”

Renato Zero: “Musica puttana meravigliosa. Che stima per Bowie e John. Non amo più gli stadi” - immagine 1
Nel corso del suo tour, Renato Zero ha cantato due cover di pezzi. Di questo e tanto altro l'artista ha parlato in un'intervista a Repubblica
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Nel corso del tour Autoritratto — I concerti evento, Renato Zero ha cantato due cover di pezzi: Redemption Song di Bob Marley e Sorry seems to be the hardest word di Elton John, con testo riscritto in italiano e intitolate rispettivamente Resta accanto a me e Silenzio che lo sguardo tuo parla per te. Di questo e tanto altro l'artista ha parlato in un'intervista a Repubblica:

Renato Zero: “Musica puttana meravigliosa. Che stima per Bowie e John. Non amo più gli stadi”- immagine 2

Ha passato la vita a essere un idolo: adesso ci fa scoprire i suoi, di idoli.

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«Da giovane avevo un amico, ufficiale di marina, che dai suoi viaggi all’estero mi portava scatoloni di dischi che qui era difficile trovare. Scoprivo Armstrong, Dean Martin, Sarah Vaughan, artisti magari lontani dai

gusti di un adolescente che amava il rock’n’roll. Quella roba però me la sono riportata in dote. La musica è una puttana meravigliosa che si concede a tutti con generosità».

Ha però riscritto tutti i testi.

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«Ci tenevo a dare a queste opere un vestito a mia misura. Tradurre letteralmente sarebbe stato sbagliato: volevo essere il più Renato possibile. Il copia e incolla è un’operazione inutile, tanto vale ascoltare gli originali. Ho avuto l’opportunità di rendere il dovuto omaggio a queste voci».

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David Bowie, che hanno affinità con gli inizi della sua carriera. Li ha mai incontrati?

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«Bowie purtroppo no, ma mi ha fatto sentire meno solo, non soltanto per l’estetica ma anche per il coraggio. Anche lui vestiva panni molto eccentrici: siamo appartenuti a noi stessi, alla nostra fantasia, a un’onestà professionale che impedisce di copiare. Elton invece l’ho incontrato tre o quattro volte, a un certo punto voleva che andassi in tour con lui ma le date non coincidevano. È stato il primo a darmi la liberatoria per i diritti del brano, mi ha sempre stimato».

I suoi concerti sono ancora un evento collettivo: la vicinanza tra lei e il suo pubblico è fortissima.

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«Le confesso una cosa: non amo più gli stadi. Non riesco ad avere quel contatto stretto e necessario con la gente. Fare un tutto esaurito in un palazzetto è un grande vantaggio per un musicista, perché l’emozione arriva forte, la dimensione raccolta facilita. Lo dico a tutti: non allontaniamoci dal pubblico, più l’artista è vicino più ti tatua addosso l’emozione. Le 100 mila persone che faccio in cinque giorni è come se me le portassi tutte a letto».

(Fonte: Repubblica)