Per quanto tempo resterà in Spagna?
"Non si sa. Il secondo ciclo sarà più leggero ma poi ci sarà il trapianto di midollo da fare. Quindi si dovrà valutare come reagirò. Viviamo alla giornata e aspettiamo di capire se a fine luglio riuscirò a uscire dall’ospedale per qualche giorno. Quindi non so dire quando potrò tornare in Italia. Sono fortunato però perché la mia famiglia è qui con me".
Come vi siete organizzati?
"Abbiamo affittato una casa qui a Valencia. Mia moglie cerca di stare il più possibile con me in ospedale e quando lascia i bambini a casa ci pensa mia suocera. Una persona straordinaria che ha lasciato il suo lavoro per aiutarci. Avere tutti qui vicini è una bella sensazione, una spinta a lottare".
È in contatto con i compagni di Nazionale?
"Assolutamente sì. Ogni giorno non mi fanno mancare la loro vicinanza. Ne sento 2-3 ogni giorno. Ad esempio giovedì mi sono fatto una bella chiacchierata al telefono con Gallinari, poi ho sentito Tonut. Ovviamente ho parlato con Spissu, per me è come un fratello. Tutti i giorni mi scrive Pozzecco che non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno. Ho percepito la vicinanza della grande famiglia azzurra".
Ogni giorno vedo che mette una fotografia dei figli sui social…
"Da quando sono in ospedale li ho visti una volta sola. Non è facile".
Come ha spiegato loro la sua assenza?
"Ho iniziato ad avere la febbre a maggio durante la serie dei quarti playoff con Venezia. Quindi a Vitoria e Achille junior abbiamo detto che ho un virus. Certo, con il piccolo basta mentre la grande comincia a fare domande, vuole sapere".
Durante i playoff scudetto si è subito reso conto che qualcosa non andava bene nel suo fisico?
"La febbre non andava via, ero debole, stanco, ma ho pensato fosse dovuto al momento stressante della stagione".
Invece?
"Dalla vigilia di gara-3 contro Milano tutto è cambiato. Quel giorno ho effettuato gli esami e la Tac di controllo post tumore. Una prassi che ripeto con cadenza semestrale. E tutto era nella norma. Però alla sera in hotel la febbre non scende, è 38.1. Allora decido di chiamare il dottore della squadra che mi raggiunge in camera. In quel momento ammette che un valore degli esami era un po’ basso. Decidiamo di tornare a Bologna per accertamenti così la mattina dopo riparto e mi ricoverano. Inizialmente sembrava fosse mononucleosi poi invece è arrivata la diagnosi che ora tutti sapete: leucemia mieloide".
Quanto le manca il campo da basket?
"In questo momento non ci penso perché sono concentrato su quello che sto facendo qui, in Spagna. Non penso al campo, al pallone, agli allenamenti. Il mio obiettivo è tornare a una vita normale, poi se ci sarà il basket tanto meglio. Al momento non è una priorità. Dal 30 giugno si è concluso il mio contratto con la Virtus e ora devo pensare ad altro".
© RIPRODUZIONE RISERVATA