Mi riferivo alle ragazze che invitano i ragazzi...
«Prendere l’iniziativa? Mai fatto. Io sono quella che fa capire, che lancia il segnale: d’accordo, puoi provarci con me. Ma il mio personaggio mi somiglia: creativa, disordinata, spontanea, un po’ insicura, cerca di metterti a tuo agio, riempie i silenzi. Però sono meno istintiva e più razionale. Ho una mia classicità».
L’imbarazzo di una prima uscita lo ricorda?
«Il primo appuntamento è la cosa più eccitante del mondo. Non mi spaventa, anche se non ho mai usato Tinder, la app degli incontri, perché toglie i piccoli segreti delle persone che conosci, come se si svelasse il desiderio, la speranza. Sono una fan del mistero, non si deve sapere tutto di chi ci sta accanto».
Mai sentita inadeguata?
«L’inadeguatezza è il risultato di come ci siamo sentiti da adolescenti, quando provi tanti mondi, come il voler somigliare agli altri, che è un modo di farsi accettare. Io sono cresciuta a Mentana, però frequentavo la scuola dei fighetti o i fuori sede alla Silvio d’Amico. Il disagio è la materia prima della comicità».
Edoardo Leo dice: abbiamo paura di provare un sentimento.
«Non sono così catastrofista. L’interesse ora è più sull’individuo che sull’epicità: si fa un film su cosa c’è dietro Joker, il cattivo di Batman , sui suoi casini intimi e non su quelli che mette in atto».
FolleMente e la solitudine.
«Oggi si dà spazio ai bisogni individuali: devo stare bene e il disagio lo evito. Ci sono più single che sostengono: la vita la prendo in mano io. La voglia di stare in coppia, che è l’unico modo di andare avanti, si è tolta».
E che generazione è la sua?
«Ho 32 anni, è la generazione del ci sposeremo tardi e avremo figli tardi, se li avremo. Prendere le decisioni per sempre è tosta. Però siamo gli ultimi romantici, a cavallo tra i nostri genitori che sono quelli del fate figli presto e la new wave (parola orribile) che mette il proprio Io al centro. Prima ’sta paranoia non c’era. Bisogna superare pregiudizi e preconcetti, di cui siamo imbottiti, è un’energia ferma. Dobbiamo tornare alla tenerezza fra esseri umani e alla bellezza delle differenze».
La verità paga sempre?
«Sono una grande fan delle bugie bianche, che non portano cose cattive. Ho finto di tifare una squadra di calcio di cui non mi fregava niente, oppure bevevo da astemia. Nascono dalla voglia di far sentire bene l’altro».
Le scene di sesso?
«Provavo imbarazzo quando le ha viste mio padre. L’ha presa alla larga, mi ha detto: figlia mia, comunque sei sempre elegante. Poi quando Paolo mi diceva azione e di fronte hai trenta persone e tu devi fingere e gemere ah ah , beh non è una passeggiata».
Al suo fidanzato...
«Non hanno fatto piacere, ma è intelligente e non rompe mai. Lavora nel settore energetico, mi dice che devo dire così».
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