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Pellegrini: “Il nuoto mi ha salvato. Storia con Matteo? Una volta l’ho nascosto nel bagagliaio”

Pellegrini: “Il nuoto mi ha salvato. Storia con Matteo? Una volta l’ho nascosto nel bagagliaio” - immagine 1
Intervistata da La Gazzetta dello Sport, la leggenda del nuoto ha parlato del suo percorso e anche della sua storia d'amore
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Intervistata da La Gazzetta dello Sport, la leggenda del nuoto Federica Pellegrini ha parlato del suo percorso e anche della sua storia d'amore:

Da dove si parte per raccontare una leggenda come lei?

«Dalla famiglia, la mia più grande fortuna. Forse non avrei retto così a lungo senza i miei genitori a coprirmi le spalle. Fin da piccola mi hanno trasmesso la passione per lo sport e lo spirito di sacrificio: mia madre si svegliava alle 5.30 per portarmi in piscina, poi a scuola e di nuovo in piscina. Hanno creduto in me senza l’ossessione di farmi diventare per forza una campionessa».

Ha sofferto di bulimia e di dismorfia. Come ne è uscita?

«Vivere sotto i riflettori durante l’adolescenza non è stato facile. Soprattutto stando in costume 24 ore su 24. Vedevo il mio corpo cambiare e non mi riconoscevo più. Credevo che auto-sabotarmi fosse la soluzione. Poi ho capito che stavo compromettendo anche le mie prestazioni, e quello è stato il mio campanello d’allarme».

Quindi l’ha salvata il nuoto?

«L’ha fatto un sacco di volte. Dopo la morte di Alberto volevo smettere, la passione per il nuoto mi ha riportata in acqua. Anche perché lui avrebbe voluto così. Fino all’ultimo 200 sl a Tokyo 2021, il mio sport ha avuto la priorità su tutto: amici, uomini, divertimenti... Ne ero proprio innamorata. E lo sono ancora».

Pellegrini: “Il nuoto mi ha salvato. Storia con Matteo? Una volta l’ho nascosto nel bagagliaio”- immagine 2

Lei e Matteo Giunta avete nascosto il vostro amore per due anni. La cosa più pazza fatta?

«A Verona lo nascondevo nel bagagliaio per sfuggire ai paparazzi appostati fuori dalla piscina. Siamo stati bravi e sempre professionali. Lui anche troppo, finché non è stato sicuro che potesse essere una cosa seria, se l’è tirata tantissimo».

A proposito di donne, è entrata nel CdA della Fondazione Giulia Cecchettin.

«Quando Gino Cecchettin mi ha chiamata, ho detto subito sì. L’Italia è ancora un paese patriarcale. Questo non significa che tutti gli uomini abbiano quel retaggio culturale, ma non si può sorvolare sui femminicidi come quello di Giulia o sul fatto che esista un problema di linguaggio. La violenza di genere sta anche nelle battute da spogliatoio. Oggi stiamo vivendo una grande rivoluzione al femminile, ma più è forte più cresce anche la corrente opposta. Però non faremo un passo indietro».

A luglio entrerà nella Swimming Hall of Fame. Una chiusura del cerchio?

«Ne sono felice. Sarà come ritrovare Alberto e dare un senso a tutto ciò che abbiamo fatto insieme».