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Benedetta Parodi e Fabio Caressa: “Insieme da 25 anni, ci completiamo e non ci annoiamo mai”

Benedetta Parodi e Fabio Caressa: “Insieme da 25 anni, ci completiamo e non ci annoiamo mai” - immagine 1
I due hanno scritto un libro per parlare della loro relazione, fra alti, bassi, aneddoti e segreti per andare avanti
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Insieme da 25 anni: un traguardo che ha spinto Benedetta Parodi e Fabio Caressa a scrivere un libro sulla loro relazione. I due ne hanno parlato nel corso di un'intervista concessa a Vanity Fair.

Per i vostri 25 anni di matrimonio avete deciso di aprire per la prima volta il cassetto della vostra intimità e della vostra storia: perché proprio adesso?

Benedetta Parodi: «Pensavamo che alla gente non interessasse, ma poi l'anniversario ci ha portato a scrivere questo libro per lanciare un messaggio di gioia, di allegria e di positività in un mondo in cui tante volte si racconta sempre e solo quello che va male».

Fabio Caressa: «Senza presunzione e senza voler insegnare niente a nessuno, penso che sia bello condividere un momento di felicità, di speranza, di comunione e di gioia come un matrimonio che dura da così tanto tempo».

Mi sembra di capire, dopo aver letto il libro, che era Fabio quello più interessato all'inizio della relazione.

Caressa: «È proprio così. Ero l'unico interessato alla relazione anche se, la prima volta che siamo usciti, non cercavo neanche una storia. Poi ho capito, e le ho detto che secondo me era la donna della mia vita».

Parodi: «Lì mi sono detta: ”questo è matto"».

Benedetta, però lei lo ha invitato a un battesimo di famiglia pochi appuntamenti dopo.

Parodi: «Ma perché ero matta un po' anch'io e cercavo di impostare un rapporto con una persona che non conoscevo ancora tanto bene. Non avevo valutato che quell'invito potesse avere anche un significato e un peso specifico».

In Italia, quando si parla di una coppia che dura da tanto e che un po' si battibecca e un po' si vuole bene, diciamo sempre che è come Sandra e Raimondo: vi ci trovate?

Caressa: «Di loro condividiamo il bisogno di dare più peso a una battuta che a una litigata, visto che il successo del loro rapporto era non prendere le cose in maniera troppo seria. Stiamo, però, parlando di due icone assolute da tutti i punti di vista, anche se ammetto che quando ci paragonano a loro provo sempre una grande tenerezza perché sono cresciuto guardando la trasmissione Tante scuse con Vianello e Mondaini a casa dei miei nonni».

Immagino che, per scrivere questo libro, abbiate dovuto riaprire diversi cassetti della memoria: ci sono state delle cose che avete riscoperto?

Parodi: «Io, per esempio, non ricordavo assolutamente che Fabio mi avesse chiesto di sposarlo su un aereo di ritorno dagli Stati Uniti».

Caressa: «Una cosa da niente, insomma».

Parodi: «È solo perché su quel volo ero molto impaurita e non ricordo bene cosa mi stesse dicendo. E poi mi ricordavo che Fabio me lo avesse chiesto a Natale. Mi diceva sempre: ”Ma se io ti regalassi un anello come la prenderesti?". Poi mi è arrivata questa scatoletta in mano e ho dovuto fingere di essere molto stupita».

Caressa: «Il problema è che se chiedi a una persona di sposarti, quella non risponde e poi non torna sull'argomento per altri due mesi il dubbio ti viene».

Parodi: «Tu scherzi, ma davvero non ti avevo sentito la prima volta. A parte questo, scrivere il libro è stato come una terapia di coppia perché abbiamo ripercorso tutti i motivi per cui ci siamo innamorati e stiamo ancora insieme».

In tutti questi anni in cosa sentite di essere cresciuti come coppia?

Parodi: «Ci siamo fatti del gran bene, vero Fabio?».

Caressa: «Questo lo diciamo sempre: stare insieme ci ha sempre completato e migliorato fin dall'inizio. Non è un caso che ”insieme è meglio" sia il sottotitolo del libro: è proprio la sintesi perfetta del nostro rapporto perché ognuno di noi ha aiutato l'altro a limare certi angoli del proprio carattere».

Parodi: «Aggiungo che siamo cresciuti insieme anche sul piano lavorativo, visto che Fabio mi ha insegnato tantissimo e, specie all'inizio, quando ero stagista, mi sono appoggiata tanto a lui».

Caressa: «Benedetta nel lavoro è sempre stata il mio equilibrio. Io tendo sempre a esagerare e a prendere le cose di petto, mentre lei mi ha insegnato a ragionare molto prima di agire. Incluso il momento in cui mi ha fatto capire che il ruolo del direttore non faceva per me».

Parodi: «Lui, d'altro canto, mi ha molto spronato quando ho mollato tutto per seguire la cucina, che era un triplo salto mortale. Insomma, ci siamo consigliati nella maniera giusta».

Dopo questa risposta faccio fatica a credere che Fabio sia quello romantico e Benedetta quella sostenuta: erano due ruoli che avete interpretato, per caso?

Parodi: «Sono dei ruoli che ci sono venuti naturali perché siamo proprio così: l'accettazione della diversità è non cercare una cosa uguale a te, ma qualcosa che ti arricchisca».

Caressa: «È vero, siamo diversi in tante cose ed è proprio in quello che ci completiamo: non ci annoiamo mai, c'è sempre lo sforzo di avvicinarci per trovare un punto d'incontro. E questo aiuta molto in un rapporto perché ti permette di non solidificarti nelle tue posizioni».

I vostri figli hanno letto il libro?

Parodi: «Non ne possono già più. Già siamo dei genitori abbastanza ingombranti: almeno questo glielo risparmiamo. Tanto ci conoscono meglio di noi stessi».

In cosa pensate di essere ingombranti come genitori?

Parodi: «Diciamo che siamo molto presenti perché siamo anche molto amici dei nostri figli, anche se mai nella maniera sbagliata».

Caressa: «Il genitore deve essere una guida, per carità, ma facciamo tante cose insieme, anche se è normale che debbano vivere la loro vita».

Quando i figli diventano grandi la coppia deve trovare un nuovo equilibrio: temete quel momento?

Parodi: «Un po' sì. Ancora non è arrivato, ma incominciamo a sentire che è vicino».

Caressa: «La soluzione potrebbe essere prendere un casolare in cui vivere tutti insieme con le famiglie”.

Parodi: «Non glielo auguro, però. È giusto che camminino con le loro gambe e facciano quello che li rende felici. Io, per esempio, mi sono trasferita a Milano per l'università anche se loro qui sono completamente indipendenti».

A proposito di indipendenza: in che cosa nella vostra vita pensate di essere dipendenti l'uno dall'altro?

Caressa: «Dal fatto che non posso pensare di vivere senza di lei. Se Benedetta non ci fosse, mi mancherebbe come l'aria. In tutti i momenti di tensione e di lontananza, cose così».

Parodi: «Viviamo in maniera abbastanza indipendente le nostre passioni e il nostro lavoro, ma non possiamo prescindere dal legame che abbiamo creato 25 anni fa».

È una risposta molto romantica. Spesso si dice che l'amore, con il passare degli anni, si trasformi in qualcos'altro: in un'amicizia, in una tenerezza. Per voi è stato così?

Parodi: «Il trucco è stato non essere mai stati particolarmente romantici. Mi viene in mente quella scena di Harry ti presento Sally in cui si dice che inizia un rapporto quando la vai a prendere all'aeroporto. Bene, noi non siamo mai venuti a prenderci all'aeroporto. L'ho fatto forse solo nel 2006».

Caressa: «Esserci risparmiati fin dall'inizio questi rituali ci ha permesso, secondo me, di migliorare nel tempo ritagliandoci i nostri spazi di tanto in tanto».

L'abitudine non vi ha mai spaventato?

Parodi: «No, anzi: io adoro l'abitudine, è l'ossigeno per me. Sono una persona molto abitudinaria e Fabio mi serve proprio per scardinarmi perché, disordinato com'è, mi porta a reinventarmi e a darmi sempre da fare. E poi a lui piace giocare a tutto: ai videogiochi, a carte».

Caressa: «Alla lunga, facendo un lavoro dinamico come il nostro, la routine serve anche a ricaricarti, quindi va bene così. Senza contare che Benedetta ama la routine, ma non è pigra a differenza mia. Lei, in questo, mi stimola molto. La mattina si alza e si allena e io, vedendo lei, cerco di darmi una mossa».