Nadia Battocletti, medaglia d'argento alle Olimpiadi di Parigi nei 10.000 metri, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa: "Faccio fatica a capirlo però so di aver raggiunto un nuovo livello, quello in cui sei pronta a qualsiasi attacco. Tanto determinata che non ho ancora gioito sul serio. Come se dopo tanta rincorsa mi fossi detta: tutto qui?".
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Nadia Battocletti: “Io, musulmana tra Trentino e Marocco. E sul matrimonio…”
La sua personale quota di Africa, ereditata dalla mamma ha aiutato?
"Molto di più il fatto di venire da una famiglia di atleti, diversi da loro, con tradizioni, anche di corsa, distanti. Papà, che mi allena, faceva cross, mia madre ex mezzofondista in Marocco. Due campane. Papà è la guida, ma l'ultima parola pre gara è della mamma, il consiglio senza il quale non parti. Sono mammona, però per me lei è il Trentino, dove viviamo noi due. Io e lei. Mentre l'Africa è tanta gente sotto lo stesso tetto, la famiglia allargata e rumorosa a Taourirt, al confine con l'Algeria. Ci torno adesso, per il matrimonio di mia cugina. Sono due case e le sento entrambe mie allo stesso modo".
Musulmana in Italia. Mai avuto problemi su questo fronte?
"No, è la mia religione, la vivo con naturalezza e poi è una necessità. Come il ramadan, che si concilia pure con l'atletica: è un periodo di purificazione che fa bene a corpo e anima. Sono cresciuta musulmana: mio padre si è convertito per sposarsi. Quando i miei genitori si sono separati lui ha perso un po' la pratica, ma mai si è sognato di mettere in dubbio la mia".
Lei al tema matrimonio e con versioni ci pensa?
"In astratto. Mettere su famiglia e di certo una prospettiva, solo che non so ancora se il mio fidanzato si dovrebbe per forza convertire, se lo dovrei fare io… Non ci ho guardato. Non voglio dire che è presto anche se ho 24 anni. Non metto scadenze fisse, dico solo che nel mezzofondo il meglio si raggiunge più avanti. Mio padre ha già pronti i piani di allenamento fino al 2027-2028, eppure non mi riesco a immaginare alle Olimpiadi di Los Angeles. Manca troppo tempo".
Lei chi faceva finta di essere?
"Una Winx, ero bimba: volevo volare. Di sportivi modello non ne ho avuti, ma adesso guardo i fuoriclasse con attenzione. A Parigi, Djokovic ha mostrato un'intensità e una motivazione da tenere strette. Non stava bene e per vincere si è spremuto con un coraggio da brividi. L'incertezza lo ha reso umano e i campioni lasciano il segno quando si mostrano".
Tre cose da fare appena finisce la stagione.
"Un tuffo nel mare di Sardegna, una tajine pollo e olive, sapori arabi. Prima archivio l'esame materiali innovativi per ingegneria edile. Sto all'ultimo anno".
La tajine solo a fine stagione?
"Oh no, faccio 100 km a settimana, brucio di tutto. Mi vieto solo il cibo spazzatura. Ci sono altri estremi che sfioro, come la fatica: lo sport di alto livello è portarsi all'eccesso senza superarlo".
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