
Ma la situazione è peggiorata.
—«Sì. Mercoledì prima della gara si è resa necessaria una biopsia. I dottori si sono accorti della mia sofferenza, forse il tumore aveva camminato veloce, forse si era esteso, l’osso sacro è un punto particolare, avevo perso sensibilità a livello nervoso. Prima di farmi l’anestesia mi hanno chiesto se credessi ai miracoli, sì, certo che ci credevo. Al mio risveglio ho avuto la risposta, non c’era stata vascolarizzazione del tumore. L’operazione poteva aspettare qualche giorno, io continuavo a pensare che più che ingiusto fosse tutto assurdo».
Ha chiesto di lasciare l’ospedale per andare in pedana.
—«Ho 38 anni, su questa Olimpiade avevo investito tutto. Ero numero quattro del mondo, ma soprattutto ho senso di responsabilità verso il mio gruppo, verso il mio paese, verso le persone che aiuto e che mi aiutano. In Brasile sono impegnatain un progetto sociale il cui slogan è: “Sii l’eroe di te stesso”. Potevo tirarmi indietro, rimangiarmi parole in cui credo? E rassegnarmi a un male che non avevo mai provato prima? Io, a parte una gravidanza extrauterina in passato, non avevo mai nulla. E sì, anche se sotto osservazione sono scappata dall’ospedale. Me lo hanno concesso».

In pedana come si è sentita?
—«Era la mia quarta Olimpiade. Volevo esserci, ho finito l’incontro anche se non mi reggevo in piedi. E lì ho capito che la forza bisogna cercarla dentro di noi e che le medaglie non sono l’unico messaggio da dare, né l’unico mezzo per comunicare. Il Brasile è stato meraviglioso, mi ha considerata un’eroina e riempita di messaggi».
Sinner per l’Italia si era appena ritirato per una tonsillite.
—«Bisogna capire che i Giochi non hanno lo stesso valore per tutte le discipline. Il torneo di tennis olimpico non dà soldi, né punteggi. Per i campioni della racchetta è solo un titolo in più, uno sfizio da togliersi, per noi, per gli altri, i Giochi sono il Sacro Graal, sono un investimento di energie, il coronamento di anni di fatiche, di allenamento, di impegno economico. Non sono qualcosa da aggiungere a una carriera, sono tutto».
(Repubblica)
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