Non parlategli invece di fare il portabandiera nonostante l'oro olimpico vinto, per una legge non scritta dello sport italiano, lo candidi a papabile alfiere azzurro nel 2028. "Non ci penso, ci sono tantissimi atleti che si meritano questa bandiera più di me e poi dicono porti anche sfortuna (ride, ndr) - scherza Nicolò -. Ma di là di questo e della sfortuna, alla quale non credo, io solitamente comincio le gare il primo giorno, stare quello precedente in piedi fino a tardi sarebbe difficile e impegnativo. Inoltre non mi sento un atleta che può fare da portabandiera, dunque non mi pongo nemmeno il problema".
La testa resta agli allenamenti visto che il 2025, tra gli appuntamenti di cartello, prevede i mondiali di Singapore. "Qualche cambiamento alla preparazione lo apporterò - racconta -, è inevitabile dopo una medaglia così. Il famoso stimolo da qualche parte deve arrivare e devi metterti in gioco in modo diverso". Per questo non esclude un'esperienza all'estero come quella in Australia del suo collega, Thomas Ceccon. "Io sono assolutamente favorevole a questo tipo di esperienze - conclude -. Ma sono cose che le persone devono sentirsi dentro e non nego di voler provare anche io un qualcosa di simile, mi sento pronto".
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