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Marinelli: “Mussolini? Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Oggi…”

Marinelli: “Mussolini? Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Oggi…” - immagine 1
Intervistato dal Corriere della Sera, Luca Marinelli parla delle difficoltà di interpretare Benito Mussolini
Gianni

M, Il figlio del secolo, racconta la figura di Benito Mussolini durante la sua ascesa al potere. Ispirata al romanzo di Antonio Scurati, Mussolini viene interpretato da Luca Marinelli che, intervistato dal Corriere della Sera, racconta le difficoltà di interpretare un personaggio così complesso.

"Sono partito dal libro di Antonio Scurati, che è stato una fonte di informazioni gigantesca per comprendere in quei cinque anni cosa questa persona aveva fatto, dove aveva portato l’Italia... Poi ho cominciato a cercarlo anche altrove, perché ci serviva sia la parte pubblica che quella privata. È stato molto difficile perché tutte le foto e le testimonianze che abbiamo, i filmati del Luce, danno una sola chiave di lettura, apologetica. Tutto il circuito comunicativo era controllato dal regime. Quindi c’è sempre e solo un racconto tronfio e trionfale di ogni suo gesto. Ma, comunque, mi è servito per introiettare la sua mimica, il suo modo di parlare e di muoversi".

Mussolini è il personaggio più difficile che si possa interpretare?

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«Fino ad ora sì, perché quando scelgo un ruolo penso che la cosa più importante sia quella di sospendere il giudizio. È una cosa che ho imparato durante gli studi e che anche i grandi maestri mi hanno insegnato. Sospendere il giudizio, avvicinarsi il più possibile a quest’anima alla quale devi dare un corpo, che sia un personaggio della realtà o della fantasia. In questo caso è stata una cosa per me veramente dolorosa, veramente forte, che naturalmente mi aspettavo, ma non pensavo di vivere con tanta intensità. Non mi volevo avvicinare a Mussolini e purtroppo ho dovuto farlo. Questa sospensione del giudizio è stata abbastanza dolorosa per me e ha reso questo il personaggio più difficile da interpretare, per un discorso di etica».

Marinelli: “Mussolini? Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Oggi…” - immagine 1

Lei ha raccontato la fragilità di Mussolini, nei mesi precedenti il discorso sull’assassinio Matteotti.

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«In quel periodo Mussolini era sicuramente agitato da varie emozioni, devastato dall’ulcera, indeciso su come uscire dall’omicidio Matteotti. Essendo stato un essere umano avrà avuto anche i suoi momenti di debolezza, che noi abbiamo descritto, però poi i risultati dei passaggi attraverso queste emozioni sono sempre stati scelte criminali, come vediamo dalla storia e dalla serie».

Il tono dominante delle immagini del vostro lavoro è il buio. Non c’è quasi mai il sole, in questo film.

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«Sì, non c’è mai il sole. Visitiamo proprio le parti oscure dell’essere umano. Mi vengono in mente poche scene con il sole, momenti che poi M distruggerà con l’oscurità che lo abita, con il suo malessere interno e con la sua violenza. Quindi sì, è vero, c’è poca luce».

Più volte Mussolini disprezza gli esseri umani, il popolo in nome del quale vuole essere il Duce degli italiani.

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«C’era sicuramente disprezzo, e una grande voglia di comando. Nel momento in cui ti metti nella posizione di comando, penso che ti convinca da solo che tutti intorno a te siano persone che devono solo obbedire. Sicuramente ci si posiziona dall’alto verso il basso. Sono cose alle quali sono arrivato avvicinandomi al personaggio, comprendendo che quello di M è certamente un impero, ma di dolore e tristezza. Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Un sentimento orrendo che ho vissuto per sette mesi, durante le ore del set».

Marinelli: “Mussolini? Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Oggi…”- immagine 3

Getty Images

E se è accaduto, può succedere di nuovo?

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«Vedo tanti parallelismi, ma spero che le persone sappiano, stavolta, essere presenti alla storia, presenti nel momento presente, nel tempo presente. È molto difficile, perché la vita è complessa e piena di problemi, anche personali, e ci porta talvolta a non percepire, a perdere il fuoco sul quadro generale nel quale viviamo. Vedo tanti parallelismi e sono preoccupato perché, studiando semplicemente quei sei anni di storia, si capisce che tutto può degenerare rapidamente e la libertà ci può essere tolta in un tempo molto breve. Quindi non so se le cose possano ripetersi nella esatta stessa maniera. In alcune parti del mondo oggi ci sono delle dittature. E sono troppe, questo assolutamente sì. Quello che faccio è un invito a me personalmente, l’invito a essere sempre presente. A chi vedrà la serie, di leggerla come il racconto di ciò che è stato, ma anche di ciò che possiamo evitare si ripresenti».

Sua nonna ha superato la contrarietà alla sua scelta di interpretare Mussolini, si è tranquillizzata?

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«Il mio obiettivo era farle vedere la serie prima che uscisse in televisione per tranquillizzarmi anch’io. Mi hanno regalato una proiezione a Cinecittà dove sono riuscito a portare mia madre, mio padre e lei. Nonna era molto contenta, e alla fine e mi ha detto “Hai fatto bene” e questo mi ha rincuorato».

Voi siete una famiglia antifascista da sempre?

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«So che le persone che mi sono state accanto dalla mia nascita fino ad oggi mi hanno trasmesso questo valore, una delle tante cose giuste che mi hanno insegnato a crescere».

Lei teme che si possa tornare a sistemi autoritari?

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«Ho una preoccupazione, sicuramente. Vedo già tante cose che mi sembrano indicare quella deriva... La preoccupazione c’è perché avverto una tendenza, anche dell’opinione pubblica. Accadono cose che mi lasciano attonito e mi angosciano. Ho una grande stima dell’essere umano, una grandissima stima. Penso che non siamo ciò che viene rappresentato. Non siamo l’odio, non siamo la violenza. Nessuno sta bene nell’odio, nessuno sta bene nella violenza. Quindi non capisco cosa sta accadendo, non lo capisco proprio. Ma credo molto nelle persone. Credo soprattutto nelle persone più giovani di me, perché sento che ci stanno portando verso grandi cambiamenti, verso dei bellissimi cambiamenti, verso un futuro più accogliente, più capace di libertà individuali e collettive. Vivo di questa speranza e sento che questo, in qualche maniera, può accadere. E accadrà».

(Corriere della Sera)