Matilde ha cominciato a sciare per seguirla?
“Sì, e anche nostro fratello Giosuè, così si è ritrovata catapultata nel mondo della neve”.
C’era anche competizione?
“No, non c’è mai stata, anzi se ci trovavamo nella stessa gara era un po’ difficile. Eravamo anche in camera assieme, come a casa quando eravamo piccole”.
Diceva del dolore immenso. Quali altri sentimenti sta provando, adesso?
“A dire la verità sono tanti. Dalla paura alla rabbia, per il fatto che comunque questo sport possa avercela portata via. E dunque è molto difficile, è un mix di emozioni che convivono. Dall’altro lato, ho il dovere di essere forte per tutto quello che dicevo prima. Sì, non è assolutamente facile tenere assieme il tutto”.
Com’era Matilde?
“Una ragazza molto determinata, coraggiosa, con grande passione. Con un sacco di voglia di vivere, spensierata. Una persona super-positiva. Un gigante buono”.
Tutti voi avete dato l’impressione di essere una famiglia davvero molto unita e...
“Ed è anche questo che ci aiuterà. Sì, è sempre stato così e continuerà a esserlo”.
Ci tenete molto adesso a portare avanti il messaggio della sicurezza per chi scia, giusto?
“Abbiamo tante idee, ora dobbiamo raccoglierle, assieme ai fondi, proprio per sviluppare una maggiore sicurezza sotto tanti aspetti. Mi aveva colpito molto, fuori dallo sci, quanto era successo a quella ragazza svizzera al Mondiale di ciclismo (la junior Muriel Furrer, morta in gara a fine settembre a 19 anni; ndr). In questo c’è similitudine con lo sci, quando cadi lo fai sulle tue gambe con poca protezione. C’è bisogno di fare molti progressi”.
C’era un motto, o una frase speciale, che vi legava?
“Prima di ogni gara ci sentivamo sempre. E un modo semplice per sostenerci lo si trovava in ogni occasione. Poteva essere un cuore, o un quadrifoglio. Un qualcosa che potesse arrivare a fondo, anche quando eravamo lontane, per mantenere una connessione potentissima. Come due gemelle”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
/www.golssip.it/assets/uploads/201805/caressa-su-cancelo.jpg)