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Jacobs: “Mai smesso di allenarmi. Critiche inglesi? Il mondo imparerà a conoscermi”

Jacobs: “Mai smesso di allenarmi. Critiche inglesi? Il mondo imparerà a conoscermi”

Lunga intervista concessa da Marcell Jacobs a Tuttosport. Il velocista bi-campione Olimpico ha parlato anche della sfera personale

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Lunga intervista concessa da Marcell Jacobs a Tuttosport. Il velocista bi-campione Olimpico ha parlato anche della sfera personale.

A 48 giorni dal suo debutto (il 4 febbraio a Berlino) sente più pressione?

«No. Fin qui è andato tutto bene. Non vedo l’ora di poter correre al caldo: tra Natale e Capodanno partirò per Tenerife, dove mi allenerò per un mese».

Vista la pandemia, molti atleti hanno rinunciato ai raduni all’estero. Lei perché ha scelto di partire ugualmente?

«Perché resto in Europa e perché conosco bene il contesto in cui vivrò e andrò a lavorare: è il sesto anno di fila che vado a Tenerife per il raduno invernale».

Sono passati quattro mesi e mezzo da Tokyo. Come sono trascorsi?

«Se si escludono le due settimane di vacanza in Messico con Nicole, non ho mai smesso di allenarmi».

La miriade di eventi pubblici ai quali la invitano quanto complica la preparazione?

«Abbiamo trovato un buon equilibrio: solo un giorno alla settimana è dedicato a impegni extrasportivi. Mi sono allenato anche quando sono andato negli Emirati per un evento Armani. Per il resto la mia routine è rimasta la stessa di prima di partire per Tokyo. Anzi, è persino migliorata».

In che senso?

«Da settembre Anthony e Meghan (i due figli più piccoli, di 2 e 1 anno ndr) hanno iniziato ad andare all’asilo e quindi una parte della giornata è meno impegnata dalle incombenze da papà».

Dalla versione papà a quella sex-symbol. Com’è stata accolta la copertina di Vanity Fair in cui appare nudo, coperto solo dalla bandiera italiana?

«Ha riscosso molto successo, anche tra chi non sa nulla di atletica. Più in generale mi capita di vedere mie foto un po’ dappertutto. Mi fa un certo effetto quando noto la mia immagine come sfondo del telefonino delle persone che mi chiedono un autografo».

Se la immaginava così la popolarità?

«Qualcosa del genere».

E c’è qualche campione al quale si ispira, nel modo di comportarsi da personaggio pubblico?

«Mi piace molto Lewis Hamilton. Ho avuto modo di conoscerlo a Monza e siamo rimasti in contatto via social. Nelle scorse settimane mi ha anche chiesto se sarei andato a vedere la gara ad Abu Dhabi».

Visto l’esito, meglio essere rimasto a casa.

«Il Mondiale sfumato non scalfisce la mia ammirazione per Hamilton: lui ha vinto sette titoli, Verstappen solo uno».

Anche questo tifo la contrappone a Filippo Tortu: lui ha fatto un tifo sfrenato per Max. C’è qualche parallelismo tra la vostra rivalità e quella dei due piloti?

«La velocità ci accomuna, ma c’è una differenza: Hamilton e Verstappen, dopo essersi sfidati, non corrono insieme una staffetta».

Nel 2024 avrà 30 anni. Non saranno troppi poi per raddoppiare?

«Mancano solo tre anni al 2024 e io non mi sento certo vecchio. Anzi».

Non aveva lanciato un appello social per trovare un compagno di allenamenti?

«Sì e hanno risposto in centinaia. Mi è piaciuto in modo particolare uno che, con coraggio, si è presentato al mio campo di allenamento e ha chiesto di poter fare un provino».

Altri desideri da mettere nella lettera per Babbo Natale?

«Mi piacerebbe avere di nuovo i miei capelli lunghi e ricci, ma su questo punto mi sono più o meno rassegnato».

Per questo indossa sempre un cappellino o un berretto?

«Sì. Poi alle gare, dove non posso certo tenermi in testa un cappellino, mi raso».

Rasato e tatuato, così è più riconoscibile. Anche per gli inglesi. La infastidisce il modo in cui l’hanno trattata, da parvenu?

«Ho imparato che non si può piacere sempre a tutti. Comunque sono il campione olimpico e farò in modo che nei prossimi mesi sempre più persone in giro per il mondo imparino il mio nome. inizierò la stagione a Berlino e poi l’apice sarà in agosto a Eugene, ai Mondiali in Oregon, dove sfiderò gli sprinter statunitensi a casa loro. Dall’Europa agli Stati Uniti, dai 60 metri fino ai 200: gara dopo gara, tutto il mondo imparerà a conoscermi».