Giuseppe Giannini un tempo era il "Principe di Roma": numero 10 dei giallorossi, centrocampista tecnico ed elegante. Oggi, dopo diverse esperienze nel mondo del calcio, ha assunto la carica di responsabile del settore giovanile del Monterosi, club romano di Serie C. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Giannini ha toccato anche temi extra campo: "A volte questo soprannome ha condizionato chi mi giudicava, ma se si pensa ai miei 22 anni di carriera è stato positivo. Non ce ne erano altri in giro. Mi piaceva. All'epoca davanti a me c'era Falcao che era "Il Divino", io essendo arrivato dopo sono diventato "Principe". Scelta azzeccata. Certo a guardarmi oggi...".


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Giannini: “Ero Principe di Roma, ora senza capelli la gente neanche mi riconosce”
Come si vede?
"Faccio fatica a rivedere vecchie immagini. Sono cambiato tantissimo e mi "rode" adesso che sono senza capelli. Mi dà un po' fastidio sinceramente, quindi evito di guardarmi. La gente neanche mi riconosce per strada".
Ha mai temuto di essere giudicato più bello che bravo?
"Io avevo solo una cosa in testa: giocare a calcio da professionista. Se qualcuno mi diceva che ero bello, brutto o scarso non mi interessava, guardavo talmente avanti che non mi toccavano queste cose. Sono sempre stato freddo e lucido".
L'anno prossimo compirà 60 anni, con chi le mancherà festeggiare?
"Mi mancheranno gli auguri dei miei genitori. E quelli di altre persone con cui ho condiviso esperienze, penso a Vialli e a Mihajlovic che sono scomparsi da poco. E poi di qualche capo della tifoseria giallorossa che non c'è più e con cui ho condiviso trasferte, momenti belli e meno belli".
Ci sarà la famiglia però, in primis sua moglie.
"Lei ha accettato il ruolo, ormai si intende anche di pallone. Veniva allo stadio, ha vissuto la passione di Roma. Ma non è mai stata gelosa del calcio".
Tra l'altro lei ora è anche nonno...
"E vizio moltissimo la mia nipotina. Mi diverto, certe volte la mattina la porto io a scuola. Ogni tanto qualcuno mi riconosce, anche se adesso senza capelli è più difficile. Poi mi sentono parlare e mi riconoscono più dalla voce che dall'aspetto...".
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